17.12.15

GLI ANABATTISTI - UNA PREMESSA STORIOGRAFICA


La storiografia sull’Anabattismo è stata per cinquecento anni un monopolio privilegiato dei suoi nemici, l'Impero e gli Stati, Cattolici e Protestanti, tanto da riuscire ad influenzare ancora oggi, il giudizio comune che si ha su di loro.
Gli anabattisti non poterono prendervi parte per confutare le innumerevoli menzogne. Dal 1529 le leggi imperiali e nazionali tedesche stabilivano la pena di morte per qualsiasi difensore dell’Anabattismo, sia con lo scritto che a parole, mentre nei paesi cattolici vigeva il terrore  dell’Inquisizione, che soffocava nel sangue o col fuoco ogni tipo di dissidenza ed il sospetto era già considerato un reato. Ogni tentativo di dimostrare false le accuse di questi pseudo-storici della propaganda era seguita immediatamente da arresti, persecuzioni ed esecuzioni. Gli oppositori dell’Anabattismo sono stati quindi in grado di diffondere le affermazioni più assurde e fantasiose sulla loro vita e il loro credo senza dover affrontare alcuna confutazione, approfittando così abbondantemente della loro posizione privilegiata. 

Questa soppressione violenta della legittima difesa (e della verità) colpì tutta la fraternità anabattista, poiché coloro che non erano in grado di trarre le proprie conclusioni dalla diretta osservazione del loro comportamento, li considerò ostili allo Stato, così come alla religione. Le poche manifestazioni fanatiche o visionarie di qualche ex-anabattista convertitosi al chiliasmo rivoluzionario, come accadde a Münster, furono utilizzate con la massima furbizia quale materiale principale per gli attacchi degli scrittori (principalmente teologi del 16° secolo). Nel loro atteggiamento ostile gli scrittori non facevano distinzione tra le vere caratteristiche dell’anabattismo e quelle che rappresentavano le devianze
I pochissimi storici oggettivi contemporanei come Sebastian Franck (1499-1543, Chronica, Zeytbuch und Geschychtbibel, 1531) furono eccezioni ed esercitarono poca o nessuna influenza. L’impossibilità per gli Anabattisti di poter ricorrere alla stampa per pubblicare le loro opinioni e le loro difese fu ostacolato in ogni modo e con ogni mezzo. Ad Amsterdam uno stampatore fu giustiziato nel 1544 per aver pubblicato un libro di Menno Simons…. 
Se questo accadeva nei territori dell’Impero, nei paesi cattolici era l’inquisizione che si occupava degli anabattisti condannandoli al rogo mentre l’Indice dei libri probiti soffocava e distruggeva ogni voce in loro difesa.

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GLI ANABATTISTI

Essere semplicemente discepoli di Gesù.

Martirio per annegamento di Maria von Monjou (1552)


Nel XVI secolo la Chiesa Cattolica esercitava, sin dal Medioevo, il potere di nominare e deporre Imperatori, Re e Principi affermando che, in base al diritto divino, ogni potere, sia spirituale che temporale, doveva essere a lei soggetto. La nascente Riforma Protestante contestava tale principio ma, non riuscendo a liberarsi completamente dalla cultura del tempo, riteneva comunque necessario che le autorità civili tutelassero e proteggessero la Chiesa.

.Nel 1525 un piccolo gruppo di cristiani, insoddisfatto dalla Riforma ecclesiale introdotta e sviluppatasi nella città di Zurigo, diede origine ad un Movimento dalla storia drammatica e ricca di testimonianze di fede.
In base al Nuovo Testamento, questo gruppo di cristiani affermava che la Chiesa doveva essere totalmente libera e senza privilegi, separata da ogni potere politico e costituita solo da coloro che, accettando liberamente e per fede Gesù come Salvatore, si fossero impegnati, testimoniandolo formalmente con il battesimo, a seguirne gli insegnamenti e ad imitarlo nella propria vita quotidiana (1Gv. 2:6).

Le quindici persone che formavano questo piccolo gruppo e che si fecero ribattezzare a Zurigo la notte del 21 gennaio 1525 (tra i quali ricordiamo Conrad GrebelFelix Manz e Georg Blaurock) furono senza dubbio i primi “anabattisti”. Questo Gruppo, pur costituendo di fatto una comunità, non ebbe tempo dopo il battesimo dei suoi membri di dare inizio ad una vera vita comunitaria perché, espulso da Zurigo, fu costretto a disperdersi. Ma la dispersione ne fece una pattuglia di appassionati missionari che riuscirono a comunicare il fuoco della loro fede a un numero impressionante di persone di ogni ceto. Specialmente, a quelli popolari degli artigiani e dei contadini che nella loro semplicità sentivano più profondamente le esigenze di giustizia, eguaglianza e novità di vita, annunciate dal Vangelo. (1)

.I veri motivi della persecuzione

La libertà di coscienza contenuta nel principio anabattista che la Chiesa fosse costituita solo da persone che liberamente avessero scelto di seguire Cristo, urtava profondamente contro ogni interesse di potere, sia ecclesiastico che civile.
Per questi poteri la Chiesa doveva essere chiesa di massa alla quale si apparteneva obbligatoriamente per dovere di nascita e per effetto di un battesimo comunque ricevuto. Gravissime sanzioni erano riservate ai cristiani che per qualsiasi motivo non avessero battezzato i propri neonati. Questo era il modo per costituire quella ininterrotta catena che dava origine alla chiesa di massa e all'obbligatorietà di un'unica religione, quella definita universale, cioè cattolica. Infatti, a partire dall'Editto di Costantino del 313 d.C., la chiesa cristiana (cattolica) era stata dichiarata chiesa ufficiale degli imperatori, e da Teodosio, 380 d.C., in avanti chiesa unica e obbligatoria dell'Impero. La legislazione imperiale del IV secolo impose poi il battesimo come rito obbligatorio di appartenenza, comune ed inscindibile, all'unico Impero e alla sua unica Chiesa. (2)

Il battesimo era quindi considerato un sacramento di stato. Ricevendolo si acquisivano i " diritti civili elementari ", in realtà ben poca cosa (quelli di cui erano partecipi anche i membri privi di diritti politici, come infanti, donne e schiavi), ma contemporaneamente la persona veniva sottoposta formalmente al potere coercitivo sia ecclesiastico che civile.
In sostanza, una chiesa formata solo da professanti, che necessariamente presupponeva una scelta e quindi la libertà di coscienza, minava ogni potere della Chiesa - sia che fosse cattolica o protestante - mettendo in pericolo anche l’autorità civile che su di lei si appoggiava e trovava giustificazione.
Sotto quest’aspetto si trovarono concordi cattolici, protestanti e autorità civili.

I veri principi "rivoluzionari".

Nel 1527 a Schleitheim i rappresentanti delle nuove Comunità che si erano formate con la predicazione anabattista, si preoccuparono di redigere un “Fraterno Accordo” che, senza voler essere una confessione di fede, aveva come obiettivo di confermare, in sette articoli, i principali Valori evangelici proclamati e vissuti da queste Comunità.

Poiché questi gruppi, accogliendo il Messaggio di Gesù: 

  • battezzavano solo gli adulti, negando ogni validità al battesimo dato ai neonati, che consideravano nullo perché incosciente e privo, quindi, della conversione e dell’impegno personale a seguire Cristo;
  • rifiutavano ogni forma di violenza fisica e morale, sia a offesa che a difesa, tale da giungere alla non resistenza;
  • rifiutavano il giuramento;
  • rifuggivano da ogni potere od onore, rifiutando ogni carica di Governo (le Magistrature), ma consideravano lo Stato un’istituzione divina cui anche il cristiano come cittadino deve scrupolosa ubbidienza, entro i limiti compatibili con l’ubbidienza a Dio e con l’etica cristiana.
  • si consideravano fratelli e sorelle sottolineando la necessità di una piena e profonda solidarietà vicendevole, spirituale e materiale;
  • si consideravano una Comunità di eguali, ove non vi era chi comandava od obbediva ma solo Cristo vivente era la Guida ed il Maestro;
  • riconoscevano e confermavano liberamente i doni “elargiti dallo Spirito” a chi, uomo o donna, veniva chiamato al servizio della Comunità;
  • rifiutavano la necessità di ogni mediazione clericale, poiché solo Gesù è l'unico Mediatore tra Dio e l'uomo;
  • riconoscevano nella Bibbia, per mezzo dello Spirito, la Parola di Dio che consideravano quale unica norma di vita alla luce della figura del Cristo e nell'interpretazione comunitaria;
era della massima evidenza la necessità, per chi deteneva il potere, di giungere ad una loro pronta e determinata eliminazione.
Per combattere un nemico, o definito tale, era però indispensabile, ieri come oggi, assegnargli un nome, soprattutto di fronte ad un movimento non strutturato che viveva nella luce della libertà dello Spirito e che, non dandosi altro nome se non quello di sorella o fratello in Cristo, considerava ogni Comunità di professanti la vera Chiesa di Cristo.

Questo nome fu trovato: “ Anabattisti ” ovvero “coloro che ribattezzano ”.
Si era ricorsi all’antico Codice Giustiniano, vecchio di oltre mille anni, e fu considerata una scelta geniale. Ribattezzare, nell’antico Codice, era un reato che prevedeva la pena di morte (CJ 1. 6. 2.) in quanto la religione cristiana e cattolica era unica e obbligatoria. (3)
Fu lo strumento ideale per una persecuzione violenta, rapida, terrorizzante, priva di ogni tutela giuridica. Tale strumento si rivelerà ben presto non solo della massima efficacia, ma soprattutto consentirà di raggruppare sotto il nome di “anabattisti” ogni movimento dissidente: dai seguaci di profeti visionari, agli spirituali, ai millenaristi e violenti chiliasti rivoluzionari di Münster....
Con abile propaganda si riuscì anche a mistificare e ad occultare le vere caratteristiche di un Movimento pacifico e non resistente che proclamava (in nome di Cristo e con secoli d'anticipo) il diritto alla libertà religiosa e di coscienza, la netta separazione tra la Chiesa e lo Stato ed il rifiuto assoluto (anche a costo della vita) dell'uso di qualsiasi tipo di violenza, sia a offesa che a difesa. A quel tempo, queste idee e comportamenti erano considerati veri e propri principi "rivoluzionari" (e molto spesso lo sono anche oggi !).

Ora la caccia era iniziata: non potevano esserci “ anabattisti ” !
Ci pensò l'Imperatore Carlo V a formalizzarla e a renderla ancor più veloce. Così il 12 aprile 1529 promulgò l'editto di Spira, approvato sia dai cattolici che dai luterani:
" Ogni anabattista, ribattezzato per aver raggiunto l'età della ragione, uomo o donna che sia, deve essere condannato a morte, sia con la spada, sia con il fuoco, sia con ogni altro mezzo, senza alcun processo preliminare " !
Ma anche questo non fu considerato sufficiente e si stabilirono taglie su ogni anabattista catturato. Nacquero così i famigerati cacciatori di taglie che, per decenni, assetati di danaro e instancabili, imperversarono in tutto l'Impero.
Chi non riusciva a fuggire, abbandonando ogni cosa (ed il problema era dove fuggire) era catturato, torturato ed ucciso. 

Migliaia e migliaia di cristiani, in tutta Europa, testimoniarono con la sofferenza e con il proprio sangue di fronte ad altri “cristiani”, la loro fedeltà al Vangelo di Gesù. 
La mistificazione storica sull’Anabattismo (4) è stata così profonda e astuta che nonostante i numerosi e approfonditi studi apparsi nell’ultimo secolo, che hanno svelato il vero volto dell'anabattismo, spesso ancora oggi, si vogliono identificare gli anabattisti con il profeta rivoluzionario Thomas Muntzer e con i visionari, sanguinari ed esaltati chiliasti rivoluzionari di Münster di cui Jan Matthis fu il Profeta dell'Apocalisse.
E' il peggior insulto che può essere fatto a questo movimento che rivendicò la netta separazione tra lo stato e la chiesa, la libertà religiosa e di coscienza, e fece della non violenza e della non resistenza la propria bandiera di fedeltà a Cristo.
Roberto Derossi


NOTE:

(1) Mentre gli anabattisti iniziavano il loro cammino, dopo la "rottura radicale " con la chiesa di stato, annunciando un messaggio di autenticità cristiana e di pace, in altro contesto e in altro luogo si stava consumando e si concludeva, a Frankenhausen, il dramma della cosiddetta guerra dei contadini. Essa terminava, dopo oltre un anno di rivendicazioni sociali e di sommovimenti, non con la battaglia di Frankenhausen ma con il macello di Frankenhausen, perché i contadini e i borghesi che si erano radunati più per manifestare che per combattere, alla prima cannonata, si dettero alla fuga terrorizzati, caricati senza pietà dalla cavalleria dei principi fin sotto le mura della città. Delle ottomila persone che si erano radunate, ne furono così uccise 5000 mentre il loro ultimo allucinato profeta e condottiero Thomas Muntzer veniva decapitato il 27 maggio 1525.

(2) Cfr. Elena Brambilla, La giustizia intollerante, Carocci, Roma, 2006, pagg. 15 e segg.

(3) Il ribattesimo veniva vietato con rescritto di Teodosio del 413 d.C., che dichiarava delitto punibile con supplicium il ricevere o impartire un battesimo dopo averlo ricevuto in una chiesa cristiana secondo la formula ufficiale. Il rescritto teodosiano passava nel Codice giustinianeo con l'aggiunta che, laddove Teodosio aveva parlato solo di supplicium, qui si precisava ultimum supplicium ossia pena di morte: "Si quis rebaptizare quempiam de mysteriis catholicae sectae fuerit detectus, una cum eo qui piaculare crimen commisit ( si tamen criminis per aetatem capax sit, cui persuasum sit) ultimo supplicio percellatur. * honor. et theodos. aa. anthemio pp. * [a 413 d. xii k. april. constantinopoli lucio cons.] cfr. Codex Theod.16.6.6pr." (CJ. 1.6.2.) Vedi anche: E. Brambilla, La giustizia intollerante, Carocci, Roma 2006 e U. Gastaldi, Storia dell'Anabattismo, Claudiana, Torino 1981, Vol. I, pag. 221.

(4) Per secoli, gran parte della mistificazione storica si deve al libro Der Widertäufferen Ursprung (L'Origine degli anabattisti) di Heinrich Bullinger 1504-1575), successore di Zwingli a Ginevra e acerrimo nemico degli anabattisti. Comparso nel 1560, costituiva la sintesi di tutte le calunnie e falsità sino ad allora addossate agli anabattisti dalla loro comparsa nel 1525. L'opera di Bullinger (molto polemica e ben poco storica), tradotta in latino e ampiamente diffusa, venne considerata l'ultima e definitiva parola sull'anabattismo. Chi voleva parlare di anabattismo e della sua (falsa) origine - sia che fosse un cattolico o un protestante - doveva rivolgersi a questo testo.... (cfr. U. Gastaldi, op.cit. I,pag. 37 e segg.).

P.S.: - Una citazione particolare deve essere riservata anche all'opuscolo "Tumultuum Anabaptistarum liber unus" di Lamberto Monforzio (Lambertus Hortensius Monfortius), pubblicato nel 1548 e successivamente più volte riedito. In questo misero pamphlet di una cinquantina di pagine, si prende spunto dalla cronaca dei fatti di Münster, per spacciare falsità e calunnie per verità storica e attribuire ogni male possibile agli anabattisti, fingendo di non sapere che era un principio fondamentale della loro fede cristiana, non solo il rifiuto assoluto di usare le armi sia a offesa che a difesa (principio di non-resistenza), ma anche quello di rifiutare la carica di Magistrato (cioè politica e/o giudicante). Evidentemente a Münster ci si trovava di fronte a un Gruppo visionario, rivoluzionario, millenarista e violento che nulla aveva a che fare con l'anabattismo. Ma,tant'è, per i suoi nemici (si tenga presente che l'Editto di Spira era del 1529, quindi sei anni prima di Münster!) si presentava un'ottima occasione per poter meglio calunniare e colpire questo Movimento, come si dimostrò nei mesi ed anni successivi. Si deve citare questo opuscolo in quanto, purtroppo, in Italia la conoscenza e la descrizione degli anabattisti si è fondata, per oltre un secolo, sulla sua traduzione, avvenuta nel 1861, e che, a maggior mistificazione storica, ne modificò anche il titolo in "Gli Anabattisti", volendo identificare, con ciò, l'anabattismo con quanto era accaduto a Münster. A peggiorare le cose, la traduzione fu recensita prontamente e con somma ammirazione dallaCiviltà Cattolica dello stesso anno, alla pagina 346 !

Bibliografia

Per la storia dell’Anabattismo si veda:
Ugo Gastaldi, Storia dell’AnabattismoVol. I e II., Ed. Claudiana, 1972-1981. (Su Melchior Hofmann, ivi pag. 291 e segg., su Munstere i neo-Melchioriti, ivi pag. 511 e segg. )
Fritz Blanke, Fratelli in Cristo, Storia della più antica comunità anabattista Zollikon 1525 ., Ed. Il Seminatore 1989
Per la Cristologia Anabattista si veda:
Neal Blough, Christologie Anabaptiste., Ed. Labor, 1984 (In francese).
Per un parziale e difficoltoso recupero della verità storica, si veda (anche su questo sito):
Rapporto del dialogo Mennonita/Cattolico "Chiamati insieme ad essere costruttori di pace" (2003).

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