19.1.14

21 gennaio: Giornata per la libertà di religiosa e di coscienza

21 Gennaio 1525

Nascita del Movimento Anabattista

GIORNATA PER LA LIBERTA’ RELIGIOSA E DI COSCIENZA

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IL TRIBUTO DEGLI ANABATTISTI 
ALLA LIBERTA' DI COSCIENZA E RELIGIOSA

Si può rimanere sconcertati osservando come la storiografia moderna abbia acriticamente accolto le notizie più fantasiose, le calunnie più infamanti, le mistificazioni più evidenti, su quel movimento cristiano nato a Zurigo nel 1525 che dai suoi nemici fu denominato “anabattista”, dandone un quadro assolutamente inverosimile.
E’ comprensibile che la storiografia religiosa, in particolare quella cattolica, abbia continuato ad accusare il movimento anabattista di ogni male possibile, è la millenaria tecnica della demonizzazione. Del resto come giustificare gli innumerevoli roghi,  torture e violenze praticate sugli anabattisti, donne, vecchi e malati compresi, di cui si macchiò la chiesa cattolica come protagonista diretta od indiretta. E’ talmente difficile togliersi gli occhiali colorati della presunta propria “infallibilità” (anche storica) che perfino nel recente dialogo ecumenico intercorso con gli anabattisti mennoniti,"Called together to be peacemakers", la chiesa cattolica abbia incredibilmente rifiutato di riconoscere che l'anabattismo non ebbe alcun coinvolgimento o responsabilità per ciò che accadde nella protestante città di Munster. E ciò, nonostante la massima evidenza storica che i drammatici eventi ebbero come causa gli esaltati e violenti chiliasti rivoluzionari, seguaci del “Profeta apocalittico” Jan Matthys che annunciava il prossimo ritorno di Cristo per la Pasqua del 1535.  
Ma oltre che sconcertati, lascia addirittura allibiti rilevare come la storiografia “laica” non solo si sia spesso accodata acriticamente a quella religiosa ma non si sia neppure accorta che le persecuzioni ed il martirio subiti dagli anabattisti non furono causati tanto da motivi teologici quanto, e fondamentalmente, dalla loro pretesa di voler rompere il connubio di potere tra la chiesa e lo stato che sussisteva da milleduecento anni. Gli "anabattisti" non ebbero timore di rivendicare che il cristianesimo non poteva essere imposto con la forza ma doveva essere accolto volontariamente e consapevolmente nel rispetto di ogni scelta personale. Il battesimo obbligatorio dei neonati, come segno della loro appartenenza inscindibile allo stato e alla chiesa, rappresentava per loro un vero abominio.
Era la rivendicazione, da indiscutibili antesignani, di ciò che oggi è considerato alla base di ogni diritto umano: quella della libertà di coscienza e di religione.

Ai nostri giorni il battesimo dei credenti è stato ormai adottato da oltre la metà dei cristiani praticanti nel mondo. Basterebbe questo per definire il giorno della nascita dell'anabattismo, il 21 gennaio 1525, come la data per la giornata della libertà di coscienza e religiosa. 

Infine è bene evidenziare che tra le caratteristiche che gli storici sottovalutano, o del tutto ignorano, vi fu, oltre alla reintroduzione del battesimo dei credenti e la pratica del pacifismo, della non violenza e della "non resistenza" cristiana, anche la riscoperta della chiesa intesa come comunità tra eguali.

In questa chiesa non vi sarebbe più stato  chi comandava e chi obbediva. Ogni autorità e decisione  non risiedevano più in una istituzione o in particolari persone (il "clero") ma erano esclusiva competenza della Comunità riunita dei credenti, la quale operava alla luce dell'unica vera Guida e Maestro, Gesù. Così, anche in questo caso, essi anticiparono, e non solo formalmente, principi e valori che in una prospettiva laica verranno a definire la democrazia, mentre sotto l'aspetto religioso daranno origine al congregazionalismo delle "chiese libere", oggi le più vitali nel mondo cristiano.

 Per comprendere a pieno la portata di questa loro “rivoluzione” e nel ricordo delle sofferenze e del tanto sangue versato dagli anabattisti, diamo un breve sunto degli avvenimenti che portarono un particolare tipo di cristianesimo ad essere imposto come religione dello  stato, unica e obbligatoria e come contestualmente nacque quel terribile mostro chiamato Inquisizione.  Eventi drammatici ed inumani che,  volutamente ignorati ieri come oggi, da un lato hanno causato la violenza repressiva nei confronti degli anabattisti e dall'altro hanno condizionato tutta la storia e la cultura occidentale.

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PER NON DIMENTICARE
Un tipo di cristianesimo
diventa religione unica e obbligatoria dell’Impero Romano

Chiesa unica imperiale e poteri dei vescovi 

Dopo la morte di Gesù ben presto si svilupperanno molte interpretazioni del suo messaggio. Già alla fine del primo secolo ci troviamo in presenza non di un "unico cristianesimo" ma di "molti cristianesimi”. Tra questi uno, in particolare, si distinguerà nel tempo dagli altri, quello che potremmo definire “proto-ortodosso”. E' il modello di cristianesimo che veniva praticato a Roma, capitale dell’Impero. Un modello ben organizzato gerarchicamente, con disponibilità economiche e mezzi atti a sovvenzionare e a influenzare non poche delle comunità cristiane sparse nell’Impero.
Sarà questo tipo di cristianesimo che, all’inizio del IV secolo, diventerà, con Costantino, la chiesa ufficiale degli impera­tori. Poi, con Teodosio ed il suo Editto di Tessalonica del 27 febbraio 380, anche chiesa unica e obbligatoria dell'Impero:
“Vogliamo che tutti i popoli da noi governati seguano la religione trasmessa dal divino apostolo Pietro ai romani…. A tutti coloro che professano tale fede è dato il nome di cristiano cattolici mentre gli altri sono considerati insani e dementi a cui viene minacciato non solo il castigo divino ma pure quello dell’Imperatore, e devono essere chiamati haeretici. (Editto di Tessalonica - Cth. 16.1.2) [1]
  
L’imposizione del cristianesimo e la persecuzione dei pagani e degli "eretici"

L'inizio

“Libertà di religione”: privilegi per il cristianesimo e discriminazione per il paganesimo

- 30 aprile 311 - Editto di Serdica. E’ promulgato dall’imperatore Galerio , anche a nome degli altri membri del collegio tetrarchico. L’Editto concede al cristianesimo lo status di religio licita. Cessano quindi le discriminazioni e le persecuzioni iniziate pochi anni prima nei confronti dei cristiani che ora possono praticare liberamente il loro culto.
- Febbraio 313 - A Milano gli Augusti Costantino e Licinio riconfermano l’Editto di Galerio ed emanano una serie di disposizioni che consentono alla religione cristiana di assumere una posizione privilegiata all’interno dell’Impero. Vengono restituite le chiese, i beni confiscati alla Chiesa e  sono disposte elargizioni di denaro per i Vescovi e per la costruzione di nuove chiese. Inoltre il clero cristiano è esentato dall'adempimento dei munera civilia. Un primo riconoscimento ufficiale dell’importanza della Chiesa e del suo Clero, poiché gli oneri civici erano, finanziariamente, assai gravosi. In futuro i chierici con le mogli, i figli e i servitori saranno anche censibus immunes, esentati, cioè, dalle imposte fondiarie (CTh. 16.2.10 e 14).  
- Aprile 313 - In una lettera Costantino distingue tra quanti appartengono alla Chiesa legittima, Cattolica, e i cristiani che da essa sono esclusi. Precisa, inoltre, che i privilegi non riguardano tutti i cristiani ma sono riservati solo ad un gruppo ben individuato di persone al loro interno (è la distinzione ufficiale tra il clero e i fedeli).
- Nicea 325 - Basta con i "cristianesimi". Come unico e universale è l'Impero, anche la religione cristiana deve essere unica e universale (romana e cattolica). Costantino organizza e presiede un Concilio a Nicea dove i vescovi  dovranno decidere le dottrine della Chiesa a cui tutti i cristiani dovranno assentire. 
- 341/356 - Se sotto Costantino furono proibite alcune pratiche pagane, quali la "magia" e la divinazione nelle case private, ciò era da attribuirsi a motivi di sicurezza e ordine pubblico, piuttosto che una battaglia contro il paganesimo. In realtà il bando e la vera persecuzione nei confronti del paganesimo inizia, e con quale violenza, con i figli di Costantino, gli imperatori Costante e Costanzo:
Cinque costituzioni (CTh 16.10.2-6) condannano, comminando la pena di morte, ogni superstitio, vietano i sacrifici e il culto degli idoli, fanno chiudere i templi. 
- 360/379 -  Sotto il breve regno dell'Imperatore Giuliano si allentano le persecuzioni nei confronti dei pagani e si ritorna all'equiparazione tra religione pagana e cristiana. Ma con gli imperatori successivi si ritornerà a favorire la chiesa cristiana, con un atteggiamento più o meno tollerante nei confronti del paganesimo.

L'imposizione

Negazione della "libertà di religione" e obbligo della religione di Stato 

- 380 -  Tutto cambia con l’ Editto di Tessalonica del 27 febbraio 380.
L’imperatore Teodosio I nega ogni libertà religiosa e impone il cristianesimo come religione di stato, unica e obbligatoria:
“Vogliamo che tutti i popoli da noi governati seguano la religione trasmessa dal divino apostolo Pietro ai romani”.
Vengono emanate nuove leggi repressive nei confronti dei pagani. Il Codice Teodosiano conserva 16 leggi (De paganis) che a partire dal 21 dicembre 381 colpiscono senza posa il paganesimo.
La lotta legislativa è condotta in tre direzioni: contro le pratiche cultuali, contro il patrimonio e contro le persone.
1) Contro le pratiche cultuali - Già dal 381 (CTh 16.10.7) vengono vietati i sacrifici nei templi e la loro frequentazione, puniti con la deportazione. Più tardi nel febbraio 391 (CTh 16.10.10) non solo sarà ribadito tale divieto ma anche quello di visitare i templi e di venerare gli idoli.
2) Contro il patrimonio - Il divieto di culto è accompagnato da leggi contro gli edifici nel quale viene svolto: i Templi, (CTh 16.10.3): “Che i Templi siano chiusi dappertutto e che il loro accesso venga vietato a tutti”. Ma ciò non è ritenuto sufficiente e pertanto (CTh 16.10.16) viene dato l’ordine di demolire tutti i templi “che ancora possono esservi nelle campagne”. Un’operazione da condursi però con estrema discrezione nella consapevolezza che il paganesimo rurale, ancora notevole maggioranza, era pronto a reagire.
3) Contro le persone - Il proposito di colpire sistematicamente i pagani fintantoché il paganesimo fosse maggioritario e disponesse di appoggi nel mondo della politica e della cultura non era prudentemente perseguibile.
Si inizia perciò con l’abolizione dei privilegi (soprattutto di ordine fiscale) del clero pagano "sacerdotes, ministri, praefecti, ierofanti, e tutti coloro che avessero comunque altro nome". (CTh 16.10.14).
Dopo ciò si colpisce la massa dei pagani.
Nel 408 con l’imperatore Onorio si fanno allontanare dai servizi di palazzo i “nemici dei cattolici”, i pagani ed gli eretici. (CTh 16,5,43).
Nel 416 il giovane Teodosio II esclude dalle funzioni amministrative e giudiziarie “coloro che sono contaminati dall’errore e dal crimine dei riti pagani” (CTh 16.10.21). Aprendo così la porta alla discriminazione di ordine religioso che conoscerà in seguito ben altri drammatici sviluppi.
Nel 423 (8 giugno) è promulgata la costituzione, che colpisce gli eretici (CTh 15.5.60), gli ebrei (CTh 16,8,27) e i pagani (CTh 16,10,22-24).
Oltre ai pagani che se sorpresi a sacrificare, pur meritevoli di morte, sarebbero stati risparmiati ma colpiti con l’esilio e la confisca di tutti i beni, sono colpiti in modo particolare i nemici della "religione cattolica", eretici, scismatici, "superstiziosi". E’ da queste disposizioni che ha origine il concetto di “eresia” come crimen publicum.
Con queste norme il potere dello Stato veniva messo al servizio della repressione del dissenso religioso.
Lo Stato non arroga a sé la competenza di discernere, nelle dispute religiose tra cristiani, le tesi ortodosse da quelle eretiche, esso interviene contro questo o quel movimento eretico o sul singolo eretico solo su diretta richiesta dei vescovi cattolici o dei concili, assumendo solo il ruolo di esecutore, la funzione cioè, di Braccio Secolare.
Ma l’odio e il rancore di Teodosio II contro i “diversi” non si fermerà a queste leggi. Colpito dalla resistenza della folla pagana che non voleva abbandonare la propria religione, promulgherà, il 31 gennaio 438, una nuova costituzione che ribadirà con astio che chiunque sarà sorpreso a sacrificare, immancabilmente “la collera dell’Imperatore si abbatterà sui suoi beni e sul suo sangue”.  

Il battesimo, 
come rito di appartenenza obbligatoria
all’Impero  e alla sua unica Chiesa.

Nello stesso periodo in cui la legislazione imperiale erigeva la chiesa cristia­na a chiesa unica e obbligatoria dello stato, fu formulata, da parte dei grandi Padri della chiesa Gerolamo, Ambrogio e Agostino, la dottrina sulla necessità del battesi­mo alla nascita, attraverso il dogma del peccato ori­ginale.
L'idea del peccato originale considerato come peccato mortale, a cui tutti gli uomini erano soggetti sin dalla nascita a causa della caduta dei progenitori, giustificava la necessità di impartire il battesimo a tutti i neonati affinché fossero salvati, e non solo agli adulti che sceglievano la conversione.
Escludendo la scelta volontaria e individuale si poneva anche nella teologia il principio dell' appartenenza obbligatoria a una chiesa unica e "universale" come all'Impero. Fu una vera e propria rivoluzione istituzionale perché in precedenza il battesimo neonatale non era né conosciuto né praticato.
Con il battesimo si  “… introduceva pertanto un nuovo sistema di ascrizione obbligatoria: po­tremmo dire, con una sorta di anacronistico anticipo, una "anagrafe sacramentale" che conteneva, indissolubilmente riuniti, effetti civili e religiosi." Civile a definire il suddito e religiosa a definire il cristiano. (cfr. E. Brambilla, La Giustizia Intollerante, cit.).

La piccola Chiesa ad appartenenza volontaria diveniva così  obbligatoria per tutti
Il cristianesimo non era più una Chiesa minoritaria formata da tante comunità sparse nel mondo come avveniva in età apostolica e pre-costantiniana, ma era istituito come Grande Chiesa, unica e universale dell’unico e universale Impero.
Con questa visione, nell'aprile del 413, quasi a conclusione di un iter legislativo iniziato con Costantino e durato un secolo, Teodosio II emanava la legge (CTh 16.6.6pr) [2] che proibiva il ribattesimo. Era considerato un reato da colpire con sanzioni severissime. Questo provvedimento, reiterato dal Codice Giustinianeocolpito con la pena di morte (CJ. 1.6.2.) rimase in vigore sino all'epoca della scomparsa del Sacro Romano Impero (1806!).

I vescovi diventano pubblici magistrati. 

La contestuale  appartenenza obbligatoria  allo Stato e alla Chiesa, indusse l'Imperatore a riconoscere ai vescovi poteri di giustizia civile e penale. Da semplici "sovrintendenti" eletti dalle sparse co­munità locali di una religione minoritaria, essi furono riconosciuti pubblici magi­strati di un nuovo ramo della giustizia imperiale, traendo la legitti­mità del loro ufficio dalla conferma imperiale (CTh. 16.2).
In primo luogo ai vescovi furono riconosciute competenze esclusive di giustizia ordinaria, civile e penale, sulle cause del clero e dei beni ec­clesiastici. In secondo luogo, essi divennero giudici an­che dei laici, per le cause di stato civile derivate dai sacramenti (ad esempio, le­gittimità e illegittimità di nascita, validità testamentarie) e  per imporre, soprattutto, la nuova disciplina del matrimonio monogamico indissolubile, agli antipodi dei connubi temporanei e dei di­vorzi dell'uso romano.

Nasce l'Inquisizione

La giurisdizione ecclesiastica di conseguenza viene distinta in forum poli o foro interno, che considera come polo delle anime la loro salvezza eterna e in forum fori o foro esterno, in cui le controversie sono viste sotto l'aspetto pubblico e sociale. Al primo appartenevano i peccati ordinari o segreti per i quali in seguito venne progressivamente adottata anche la confessione auricolare con la concessione assolutoria da parte del clero basata sui "tesori spirituali" della Chiesa. Al secondo appartenevano le vertenza (civili e penali) collegate in qualsiasi modo agli obblighi sacramentali. Ma ancora più importante di queste competenze civili e penali non capitali, fu l'attribuzione ai Vescovi della giustizia capitale o afflittiva (pene corporali, lavori forzati e pena di morte) in materia di devianze dottrinali (eresia), scisma e apostasia dalla chiesa.
Tali competenze furono formalizzate congiuntamente dal primo libro del Codice Teodosiano (riprese poi dal Codice Giustinianeo) e dai canoni dei primi Concili ecumenici. Queste norme saranno all'origine dell' Inquisizione episcopale che successivamente verrà affiancata o sostituita, agli inizi del XII secolo, dall' Inquisizione delegata e nel Rinascimento dall' Inquisizione papale. E' da sottolineare che se le sentenze in queste materie erano di piena ed esclusiva competenza della giurisdizione ecclesiastica, all'autorità imperiale spettava l'obbligo di eseguirle.

Il messaggio evangelico degli "anabattisti"
Un'adesione volontaria e consapevole alla chiesa di Dio
Per gli anabattisti il battesimo obbligatorio, amministrato alla nascita, doveva essere abbandonato per ripristinare il primitivo "battesimo del credente", volontario e consapevole. Con il "battesimo" il credente avrebbe attestato il suo impegno a voler vivere da discepolo al seguito di Gesù, osservando e realizzando i suoi insegnamenti, particolarmente quelli indicati con chiarezza nel Discorso del monte.
Fu questa rivendicazione particolare, considerata sia dallo Stato che della Chiesa come assolutamente inaccettabile, che attirò sugli "anabattisti" la loro ira più sanguinaria.
Gli anabattisti consideravano lo Stato una istituzione voluta da Dio, e alla quale bisognava obbedire con scrupolo, ma ciò non significava nè essere costretti ad accettare una particolare religione nè essere obbligati ad esercitare la violenza nei confronti dei nemici.
La Chiesa doveva cessare di essere  un'istituzione imposta dallo stato ma una libera e ordinata Comunità di credenti, fondata esclusivamente sulla Parola di Dio e senza necessità dell' autorizzazione di una qualsivoglia autorità.
In questa chiesa non vi sarebbe più stato chi comandava (il clero) e chi obbediva (i fedeli) ma era una comunità tra eguali nella quale l'unico Maestro e Signore, era Gesù. Egli l'avrebbe guidata, illuminata, confortata con la Sua presenza e con lo Spirito di Dio. (Matteo 23:8-11)

Gli anabattisti subirono violenze di ogni tipo e furono uccisi per queste loro testimonianze cristiane.


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 Note

[1] CTh.(Codice teodosiano)16.1.2pr. - Imppp. gratianus, valentinianus et theodosius aaa. edictum ad populum urbis constantinopolitanae. cunctos populos, quos clementiae nostrae regit temperamentum, in tali volumus religione versari, quam divinum petrum apostolum tradidisse romanis religio usque ad nunc ab ipso insinuata declarat quamque pontificem damasum sequi claret et petrum alexandriae episcopum virum apostolicae sanctitatis, hoc est, ut secundum apostolicam disciplinam evangelicamque doctrinam patris et filii et spiritus sancti unam deitatem sub parili maiestate et sub pia trinitate credamus. (380 febr. 27).
CTh.(Codice Teodosiano)16.1.2.1- Hanc legem sequentes christianorum catholicorum nomen iubemus amplecti, reliquos vero dementes vesanosque iudicantes haeretici dogmatis infamiam sustinere nec conciliabula eorum ecclesiarum nomen accipere, divina primum vindicta, post etiam motus nostri, quem ex caelesti arbitrio sumpserimus, ultione plectendos. dat. iii kal. mar. thessalonicae gratiano a. v et theodosio a. i conss. (380 febr. 27). 

[2] CTh (Codice Teodosiano)16.6.6pr -  "... si quis rebaptizasse quempiam, ex quo lex lata est,  quempiam de mysteriis catholicae sectae fuerit detectus, una cum eo, quia piaculare crimen commisit, si tamen criminis per aetatem capax sit, cui persuasum sit, statuti prioris supplicio  percellatur.  (a 413 d. xii k. april.)
[3] CJ (Codice Giustiniano) 16.6.2 - "Si quis rebaptizare quempiam de mysteriis catholicae sectae fuerit detectus, una cum eo qui piaculare crimen commisit ( si tamen criminis per aetatem capax sit, cui persuasum sit) ultimo supplicio percellatur.


Bibliografia

Elena Brambilla, La giustizia intollerante, Carocci, Roma, 2006
Franco Beatrice (a cura), L'intolleranza cristiana nei confronti dei pagani, EDB, Bologna, 2000
Lucio De Giovanni, Il libro XVI del Codice Teodosiano, D'Auria, Napoli,1985
Elena Brambilla, Alle origini del Sant'Uffizio, Il Mulino, Bologna, 2000  
Ugo Gastaldi, Storia dell'anabattismo vol. I, Claudiana, Torino, 1972
Arnaldo Marcone, Costantino il Grande, Editori Laterza, Bari, 2000
Bart D. Ehrman, I Cristianesimi perduti, Carocci, Roma, 2005

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