14.5.08

Anabattismo: notizie e opinioni


- Una ricerca statistica sulla religione in USA nel 2008 -

La religione negli Stati Uniti retrocede in favore degli atei e degli agnostici che arrivano ora al 15% della popolazione.

La ricerca condotta nel 2008 dall'Università degli Studi del Trinity College nel Connecticut, dopo quelle realizzate nel 1990 e nel 2001, mostra che sempre più americani si definiscono agnostici o atei. Ora sono il 15% della popolazione adulta, una cifra quasi raddoppiata dal 1990, in un paese dove il 76% delle persone si dice cristiana e nel quale gli evangelici sono sempre più numerosi. I risultati evidenziano anche il calo del cristianesimo: nel 1990 gli americani adulti che si definivano cristiani era l’86,2%, nel 2008 solo il 76%. Una vistosa diminuzione del 10,1% in 18 anni!

I protestanti rappresentano ancora la maggioranza dei cristiani statunitensi con il 50,9% raggruppati nelle grandi confessioni storiche (luterani, riformati, battisti e metodisti) o in quelle evangeliche e pentecostali. Nel 1990 i protestanti erano il 60% e quindi si rileva una diminuzione del 9,1%.

Anche i cattolici sono scesi dal 26,2% del 1990 al 25,1% del 2008. Tuttavia il loro calo sarebbe stato ben più sconcertante se non fosse stato compensato dalla forte immigrazione latina e dal maggior tasso di natalità di questa popolazione.Infatti negli stati dove, grazie all’immigrazione irlandese, maggiore era la presenza cattolica come in Massachusetts, Connecticut e Rhode Island, i cattolici adulti sono scesi dal 50% del 1990 al 36% del 2008.

Tra i protestanti gli evangelici, particolarmente fedeli alla Bibbia, raggruppati nelle chiese di matrice anabattista, in quelle libere e nelle chiese pentecostali sono i più diffusi e rappresentano il 34% degli americani. Questo successo è dovuto in particolar modo alle chiese carismatiche e a quelle dei “nuovi cristiani” che sono riuscite ad attrarre nel 2008 ben 8 milioni di nuovi fedeli contro i 200 mila del 1990.

Gli atei e gli agnostici sono nel 2008 il 15% degli americani ciò significa che 35 milioni di persone non si riconoscono in alcuna religione. Nel 1990 erano l’ 8,2% mentre nel 2001 il 14,1%.

Anche la religione ebraica è scesa nel 2008 al 1,2% della popolazione, vale a dire 2,7 milioni, contro i 3,1 milioni nel 1990.
I musulmani invece sono raddoppiati dallo 0,3% (527.000 persone) del 1990 allo 0,6% del 2008 (1,3 milioni).
La religione mormone, infine, ha mantenuto la stessa percentuale del 1990 con l’1,4% (3,1 milioni di persone).

Il Rapporto completo si può trovare su:
http://www.washingtonpost.com/wp-srv/metro/documents/aris030609.pdf?sid=ST2009030900856

oppure su:

http://www.americanreligionsurvey-aris.org/



LIBERTA' RELIGIOSA IN ITALIA

A Roma, gli evangelici incontrano il direttore centrale degli affari dei culti del Ministero dell’Interno

Lunedì 9 marzo 2009. La Commissione delle Chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (Ccers) e il prefetto Tiziana Costantino, direttore centrale degli affari dei culti del Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno, si sono incontrati nella sede della Tavola valdese per affrontare diversi problemi riguardanti la libertà religiosa..I rappresentanti delle Chiese evangeliche hanno espresso soddisfazione per il riconoscimento della personalità giuridica all’Esercito della Salvezza e alla comunità buddhista della Soka Gakkai, e per l’approvazione degli statuti da parte del Consiglio dei Ministri della Comunità evangelica di confessione elvetica e della Prima Chiesa di Cristo Scientista di Aosta..Si è poi parlato delle difficoltà relative al riconoscimento dei ministri di culto delle confessioni che non hanno un’Intesa e dei problemi derivanti da alcune norme regionali sugli edifici di culto che finiscono per limitare notevolmente la libertà religiosa.Il prefetto Costantino, dopo aver preso atto di quanto detto, ha espresso la chiara intenzione del suo Ufficio di snellire le procedure burocratiche per il riconoscimento giuridico delle confessioni religiose..La Ccers è una commissione che, pur promossa dalla Fcei (Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia) e presieduta per Statuto dal suo Presidente, è da essa indipendente. Ne fanno parte, oltre alla Fcei e a tutte le sue chiese membro, tra cui le Comunità Cristiane, anche le Assemblee di Dio in Italia, l’Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del 7° giorno, la Federazione delle Chiese Pentecostali, l’Opera delle Chiese dei Fratelli, la Chiesa del Nazareno, la Chiesa Apostolica, la Chiesa Apostolica Italiana, la Chiesa Evangelica Internazionale e la Chiesa Evangelica Cristiana. (Fonte: Nev)

OPINIONI

Una spiacevole confusione di ruoli.

Scrive Marco:
...per quanto riguarda l'aborto, sul sito della FCEI leggo: ''L'autonomia riproduttiva delle donne è uno dei diritti umani fondamentali. - dice Tomassone - Non si possono obbligare le donne ad avere figli o a portare avanti gravidanze indesiderate''. ''Un figlio, una figlia - prosegue la vice presidente della Fcei - sono iscritti nel desiderio della madre che disegna con la creatura concepita una relazione densa di significato e di vita. Quando questo non avviene, perché il concepimento è frutto di violenza o di frettolosa superficialità ed errore, la donna deve essere messa in grado di interrompere la gravidanza. Fino a quel momento sono infatti in gioco la responsabilità e la libertà che lei ha sviluppato nella sua vita''.

Su questo non posso essere assolutamente d'accordo. ...com'è possibile che la FCEI sostenga l'aborto con un affermazione che a mio parere non potrebbe venire neppure dagli atei, che se non riconoscono il primato di Dio su quello dell'uomo, almeno dovrebbero comprendere che un aborto è un omicidio, perchè impedisce a un bambino innocente di venire al mondo?

Carissmo Marco,
il comunicato stampa che tu citi è stato pubblicato da NEV (Notizie evangeliche) il 9 gennaio 2008, evidenziando che l'autrice del comunicato, la Pastora valdese Letizia Tomassone, era vice Presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Ciò creava una relazione del tutto impropria che poteva indurre a credere che la posizione della Tomassone fosse quella della Federazione stessa: nulla di più falso. Bisogna subito precisare,a scanso di ogni equivoco, che l'autrice, come vicepresidente della FCEI, non ha nessun mandato e non può coinvolgere la Federazione in campi che non le competono. La Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia è uno strumento di rappresentanza e di supporto organizzativo delle chiese membro, senza alcun potere di coinvolgerle in particolari dottrine o posizioni. L'adesione alla FCEI avviene in base al preambolo dello Statuto che definisce solo un'ecclesiologia condivisa. Se così non fosse ci troveremmo di fronte ad una "super chiesa". Quindi non si può che censurare la sottolineatura fatta da NEV, nel riportare il comunicato stampa, in merito alla vice Presidenza FCEI della Tomassone, come pure il non tempestivo intervento della Federazione nel precisare le relative posizioni. Vero è, invece, che alcune chiese hanno espresso tutte le loro riserve, se non vivo disappunto, e che sono state manifestati non pochi rilievi da diversi fratelli e sorelle delle Comunità Cristiane.

Carissimo Marco, quanto lamentato può capitare quando si crea confusione unendo due piani che per loro natura devono rimanere separati. La testimonianza di fede e l'ordinamento politico. Il cristiano non abortisce, questa è la sua testimonianza di fronte ai non credenti, punto. Certamente però non gli è consentito imporre (come tenta la chiesa cattolica o certe chiese fondamentaliste americane), ciò che per adempiere richiede fede a chi la fede non ha. Gesù ha proposto e non imposto. E' un atteggiamento che gli anabattisti hanno pagato versando il loro sangue a tutela della verita: stato e chiesa non vanno confusi! In merito al comunicato della Tomassone il problema è il medesimo. Siamo pienamente convinti che la Pastora Tomassone è estremamente impegnata nel sociale e quindi assume posizioni politiche nette per essere più vicina a chi è nel bisogno. Come donna e pastora, vuole tutelare ed essere vicina "umanamente e cristianamente" ai casi più drammatici di una maternità indesiderata da parte di non credenti, battagliando per la loro libertà di scelta. Ma ancora una volta si debbono distinguere i piani e non congiungerli: le posizioni "politiche" sono una cosa, le posizioni "cristiane" un'altra, e vanno chiaramente tenute distinte per non confondere ma essere, invece, occasione di testimonianza. Comunque sia da un punto di vista di valori, cristianesimo e aborto sono inconciliabili, come il divorzio.

Fraternamente,
Roberto

In calce si riporta quanto scritto da NEV e la cronaca dell' annunciato dibattito avvenuto il 21 gennaio presso la chiesa Battista di Civitavecchia.

Diritti.
“Pena di morte e aborto non possono essere accomunati”
Lo dice Letizia Tomassone, vice presidente della Federazione delle chiese evangeliche


Roma (NEV), 9 gennaio 2008 - “L'autonomia riproduttiva delle donne è uno dei diritti umani fondamentali. Non si possono obbligare le donne ad avere figli o a portare avanti gravidanze indesiderate”. Lo ha dichiarato in un comunicato stampa del 3 gennaio la pastora Letizia Tomassone, vicepresidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).

I protestanti italiani entrano così nel dibattito sull’aborto infuocatosi in seguito alla provocazione
lanciata dal quotidiano “Il Foglio” di Giuliano Ferrara, che ha chiesto una "moratoria dell'aborto",
prendendo spunto dalla risoluzione per la moratoria della pena di morte votata il mese scorso dall'Assemblea generale dell'ONU su iniziativa del governo italiano.
“Un figlio, una figlia - prosegue la vice presidente della FCEI -, sono iscritti nel desiderio della madre che disegna con la creatura concepita una relazione densa di significato e di vita. Quando questo non avviene, perché il concepimento è frutto di violenza o di frettolosa superficialità ed errore, la donna deve essere messa in grado di interrompere la gravidanza. Fino a quel momento sono infatti in gioco la responsabilità e la libertà che lei ha sviluppato nella sua vita. Per questo il senso di libertà individuale, che è riconosciuto e considerato oggi in Occidente come il fondamento del diritto civile, fa parte della costruzione della dignità femminile. La donna non è un puro contenitore di vita concepita altrove. E' un soggetto libero che crea relazione con questa vita. Negare che l'interruzione di gravidanza si inserisca in questo processo relazionale significa riportare le donne a un obbligo biologico che non ci appartiene più”.
Per la pastora Tomassone non è concepibile accomunare aborto e pena di morte, come invece proposto da Giuliano Ferrara: “Abolire la pena di morte significa riaprire le possibilità di relazioni
umane per gli ex condannati. Riammetterli in quel circuito di comunicazioni in cui la vita non è pura biologia, ma capacità e libertà di decisione. Così anche leggi come la 194, che riconoscono la
capacità e la libertà decisionale delle donne, affermano la centralità della relazione. In questa riapertura del dibattito sulla 194 una cosa sola è importante: che si fermi l'attenzione su una educazione libera e critica degli adolescenti e, in modo diverso, delle donne e uomini immigrati, sulla sessualità e sulla decisione di avere figli e figlie”.
Sul tema rifletteranno il 18 gennaio nella chiesa battista di Civitavecchia Anna Maffei, presidente
della Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI); Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese; e il radicale Marco Pannella.

Chiesa Battista di Civitavecchia

22 gennaio 2008 - Riuscitissima tavola rotonda, venerdì sera, nei locali della chiesa battista di Civitavecchia, via dei Bastioni, 16. L’incontro sulla laicità dello Stato e nello specifico sull’attualità del dibattito sulla 194, ha visto la partecipazione di Anna Maffei, presidente dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia, Maria Bonfede, moderatore della tavola Valdese, e Marco Pannella euro-parlamentare. Ha introdotto e moderato l’incontro Massimo Aprile, pastore della chiesa locale. Radio radicale ha mandato in onda la diretta e la conferenza può essere riascoltata collegandosi al sito della radio.
Gli interventi di parte evangelica hanno messo a fuoco essenzialmente due aspetti: il primo è un approccio all’etica che coniuga i principi con le storie delle persone. Gesù diceva che “il Sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il Sabato”, dunque non si può in nome di principi, pur giusti, pontificare sulla vita delle persone e sui corpi delle donne, che talvolta sono costrette all’aborto come male minore. Tanto più grave è questo atteggiamento inflessibile e di giudizio in quanto viene da gerarchie ecclesiastiche formate da uomini e uomini non sposati. Non è possibile mettere sullo stesso piano un embrione e la vita di una donna, volendo imporre a questa, anche con la forza coercitiva di una legge, di portare avanti una gravidanza “impossibile”. La Chiesa per i protestanti qui presenti, perciò, si pone non come “Mater et Magistra”, ma come discepola col compito di ascoltare e accompagnare le donne nel dramma di decisioni che sono assunte con responsabilità.Per il secondo aspetto, quello politico, è stato evidenziato che la legge 194 in 30 anni di applicazione ha prodotto una diminuzione degli aborti di oltre il 60% delle donne italiane e del 46% come dato complessivo. Di che parlano dunque Ferrara e le gerarchie cattoliche al suo seguito?
Questa legge, per molti versi migliorabile, ha dunque svolto una funzione sociale importante, riducendo una piaga sociale che ha esposto per anni le donne agli aborti clandestini e spesso al pericolo per la propria vita. Certo la parte della legge che permette l’obiezione di coscienza troppo a cuor leggero ha prodotto un esercito di obiettori “senza coscienza”, che in nome della opportunità politica e di carriera si sono rifiutati di applicare una legge di civiltà. Tuttavia sia la presidente Maffei che la moderatora Bonafede hanno espresso l’auspicio che la legge non sia rivisitata, per il pericolo attuale di restrizioni ulteriori che sarebbero dannose ed anacronistiche.
Marco Pannella ha esordito, ringraziando per l’invito il pastore Aprile e dicendo “In questo momento so di far parte di voi”, ed ha proseguito “Benedetto Croce aveva detto che questo Paese non avendo conosciuto la Riforma, produce continuamente Controriforme”. In merito all’aborto ha ricordato Pannella, che i Radicali votarono contro la 194 perché contrari all’aborto di Stato. E’ insopportabile, ancora oggi, secondo Pannella, l’idea che le donne costrette ad abortire debbano affrontare questo evento nei luoghi stabiliti dallo Stato e con motivazioni che devono essere valutate da Cesare. Tuttavia la moratoria dell’aborto proposta da Ferrara non si può fare, perché l’immondo flagello dell’aborto di massa e di classe che dilagava ed aveva dimensioni terrorizzanti è stato debellato. Più di un milione e mezzo di donne l’anno, a quell’epoca ricorrevano all’aborto.
Quel flagello era prodotto proprio dal divieto “in nome di Cesare”. La moratoria dell’aborto dunque non è possibile perché il flagello è stato distrutto. Noi diciamo che la 194 va modificata dunque, ma non vogliamo sia sottaciuto che ha permesso di abbattere questo immondo flagello.
Tutti i relatori hanno convenuto con l’auspicio di ben altre moratorie così elencate nell’intervento della presidente Maffei: “Vorrei lanciare a livello planetario la moratoria contro la morte per fame. Mi piacerebbe lanciare la moratoria contro la morte per la pandemia dell’AIDS attraverso una campagna per la somministrazione gratuita in tutti i continenti, ma particolarmente in Africa, di preservativi come prevenzione e di farmaci per la cura della malattia. Mi piacerebbe lanciare la moratoria dello sfruttamento sessuale di giovani schiave vittime della tratta. Vorrei lanciare la più grande, la più importante delle moratorie: la moratoria di morte per guerra. Una moratoria planetaria con la drastica riduzione della produzione e commercio delle armi, che si accompagna con la moratoria della ricerca di armi di sterminio o di scudi stellari, che inizi con la moratoria dell’elezione di tutti i politici sostenuti dalle multinazionali

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