30.5.08

Biblica

LA BIBBIA E L’ERMENEUTICA

L'INTERPRETAZIONE BIBLICA ANABATTISTA


Se tutti i cristiani sono concordi sull’importanza della Bibbia quale norma di fede e di vita, rispondere alla domanda: chi interpreta, o come s’interpreta, la Bibbia? è il problema fondamentale che coinvolge indistintamente ogni Chiesa o Denominazione Cristiana.



Cattolici, Ortodossi, Protestanti ed Evangelici di ogni denominazione, danno risposte diverse, talvolta contrastanti, che comportano, come conseguenza, teologie ed etiche differenti.
Per gli anabattisti il modo d’interpretare e comprendere il testo biblico, cioè l’ermeneutica biblica, ha rappresentato una loro caratterista fondamentale che li ha posti in contrasto sia con i cattolici sia con tutti gli altri movimenti della Riforma, tradizionali o radicali che fossero.


Gli studi condotti in questi ultimi decenni hanno potuto evidenziare che le caratteristiche dell’ermeneutica anabattista si fondano sostanzialmente su sei elementi:
(1) La Bibbia come autointerpretazione
(2) Il Cristocentrismo
(3) Il rapporto tra Vecchio e Nuovo Testamento
(4) Il rapporto tra Spirito e Parola
(5) L’Ermeneutica comunitaria
(6) L’Ermeneutica dell’obbedienza

E’ necessario tenere presente due avvertenze, mentre si considereranno questi sei elementi. Non tutto l’Anabattismo ha dato la medesima enfasi ad ognuno di questi elementi. Né tutto l’Anabattismo ha concordato sulle implicazioni derivanti dall’utilizzo di questi principi.

Ciò nonostante si riscontra un sostanziale accordo fra i rami principali dell’Anabattismo, mentre l'interazione fra i differenti rami del movimento ha determinato una progressiva convergenza sia nei principi che nella pratica interpretativa.

In secondo luogo, questi sei principi non possono essere presi singolarmente poiché si confermano e rinforzano reciprocamente.

La Scrittura come autointerpretazione
Qualsiasi brano della Scrittura si può comprendere ed interpretare compiutamente, confrontandolo, alla luce dello Spirito, con altri brani della Scrittura. Ogni sua parte si armonizza infatti con il tutto.

Era convinzione diffusa tra gli Anabattisti che la Scrittura fosse sufficientemente chiara e poteva quindi essere compresa e applicata da ogni cristiano senza dover ricorrere né a particolari nozioni filosofiche o teologiche, né a particolari autorità religiose o tradizioni ecclesiastiche. Al disopra di tutto, gli anabattisti ritenevano che le Scritture si sarebbero comprese facilmente se si fossero lette od ascoltate alla luce dello Spirito Santo. Coloro che non confidavano nel suo aiuto, per contro, non avrebbero potuto giungere ad una corretta comprensione.

Molti Anabattisti insistevano di conseguenza sul fatto che era fondamentale affidarsi allo Spirito Santo. Egli sarebbe stato l’unico vero interprete che avrebbe condotto i credenti nella verità ed i suoi insegnamenti sarebbero stati molto più utili di qualsiasi altra interpretazione fondata sulla formazione, sulla competenza teologica o su una tradizione religiosa. Compresero anche quanto fosse importante che l’interpretazione della Bibbia avvenisse principalmente all'interno del contesto comunitario, dove ogni particolare interpretazione era aperta alla sfida e alla correzione della fratellanza. In questo ambiente, formato da credenti impegnati nel discepolato, si sarebbe potuto ben valutare se ci si era avvicinati alla Scrittura con spirito di obbedienza, e godendo quindi dell’illuminazione dello Spirito, o solo per curiosità o soddisfazioni intellettuali e personali.

Tuttavia leggendo od ascoltando le Sacre Scritture, talvolta dovettero constatare che alcuni brani del Vecchio Testamento non erano di facile intendimento e che si doveva porre particolare attenzione affinché nell’interpretarlo non venisse lesa in alcun modo la centralità di Gesù e la radicale novità della Nuova Alleanza. Perciò si convinsero che se si utilizzava il Nuovo Testamento per spiegare l’Antico, i credenti avrebbero potuto affrontare la Bibbia con fiducia, certi che i passi oscuri del Vecchio Testamento si sarebbero potuti interpretare e comprendere alla luce delle parole e dell’esempio di Gesù. Inoltre i passi più difficili da comprendere della Bibbia si sarebbero potuti confrontare e chiarire con quelli più comprensibili.

Come ammoniva il martire anabattista Balthasar Humaier: “ Di qui vengono tutte le sètte, le questioni, e gli errori, quando della Scrittura ci si serve per trarre toppe, non mettendo insieme le opposte Scritture e non unificandole in una conclusione finale ”.

In sintesi, per interpretare e comprendere correttamente un passo biblico, è necessario, e talvolta fondamentale, ricorrere ad altri passi biblici perché la Scrittura in ogni sua parte si armonizza con il tutto. Questo metodo o chiave di lettura, si può definire autointerpretazione biblica.


Il Cristocentrismo
Cristo è il centro della Scrittura. L'Antico Testamento lo annuncia ed il Nuovo Testamento lo rivela.

La centralità di Gesù nella Scrittura è stato il punto fondamentale dell’ermeneutica e della teologia anabattista. Tutta la Scrittura dà testimonianza e fa riferimento a Cristo mentre le sue parole e le sue azioni sono affermate autorevoli e normative. Gli anabattisti considerarono questa parte della Scrittura la più chiara (ma anche la più esigente). Il Cristocentrismo e la comprensibilità della Scrittura vennero sovrapposti e si rafforzarono a vicenda.

La centralità di Gesù fu così fondamentale per l’ermeneutica anabattista che ne beneficiarono tutti gli altri aspetti della loro vita comunitaria. Comprendere il senso ed il significato della vita e degli insegnamenti di Gesù si dimostrò quindi fondamentale se si voleva utilizzare la figura di Cristo quale chiave interpretativa per il resto della Scrittura. Venne posto l'accento sullo Spirito quale interprete ma si cercò un equilibrio tra la Parola e lo Spirito, evitando di attenersi alla semplice interpretazione letterale delle parole di Cristo, per cercare di comprenderne le motivazioni ed il loro significato più profondo.

Ponendo al centro delle Scritture la figura di Cristo e considerando le sue parole e il suo esempio come la parte più comprensibile e più accessibile di tutta la Bibbia, si giunse alla convinzione che questo era il principio in base al quale si dovevano interpretare tutti gli altri passi della Scrittura.

Il rapporto tra Vecchio e Nuovo Testamento
L'Antico Testamento deve essere interpretato alla luce del Nuovo.

Dalla convinzione che la figura di Cristo fosse la chiave di tutta la rivelazione biblica derivò la priorità da dare al nuovo Testamento. Molti si convinsero che la nascita del Nuovo Patto implicava l’impossibilità di porre il Vecchio Testamento sullo stesso piano del Nuovo e, pur riconoscendo la sostanziale unità delle Sacre Scritture, venne dato risalto alla loro discontinuità.

Due convinzioni evitarono che ciò desse origine ad un eccessivo contrasto tra i due Testamenti. In primo luogo, l'enfasi posta sulla comprensibilità e la natura dell’autointerpretazione biblica impedì di enfatizzare troppo la discontinuità tra i due Testamenti. Se le Scritture si autointerpretano, deve esserci un'unità e una coerenza di base. Tenendo distinti i due Testamenti si sarebbe potuto trarre dal Vecchio Testamento, per quanto di natura devozionale, un notevole beneficio spirituale. In secondo luogo, la fiducia riposta nello Spirito indusse un certo numero di anabattisti ad interpretare il Vecchio Testamento ricorrendo anche al metodo allegorico.

Il rapporto tra Spirito e Parola
Lo Spirito porta la Scrittura ad essere Parola vivente di Dio. Senza un adeguato rispetto per la Scrittura, si può giungere ad ogni tipo di eccesso giustificandolo con lo Spirito. Senza l'opera dello Spirito, la Scrittura ha un effetto che è poco più di una qualsiasi altra parola o scritto.


In un arco che lega da un lato gli spiritualisti e dall’altro coloro che si attenevano al letteralismo biblico, si deve osservare che molti degli anabattisti si sarebbero dovuti considerare più vicini agli spiritualisti che ai riformatori.

Accusati comunque sia di letteralismo che di spiritualismo, la maggior parte degli anabattisti cercarono di definire, durante i processi interpretativi, quale fosse sia il ruolo normativo da attribuire alle Scritture sia quello attivo dello Spirito Santo.

Per gli anabattisti il comandamento di Dio non consiste nella lettera ma nella potenza che viene donata dallo Spirito Santo, e pertanto i migliori interpreti della Sacra Scrittura sono i credenti che hanno ricevuto lo Spirito di Dio. Concretamente, ciò significa che un illetterato che ha ricevuto il dono dello Spirito interpreta la Parola di Dio meglio di un teologo che non ha lo Spirito.

Non solo lo Spirito era considerato l’interprete assoluto della Scrittura ma l’anticipava: chi non ha lo Spirito e pensa di trovarlo nella Scrittura, cerca la luce e trova l’oscurità ”.

Con ciò si voleva significare che la Scrittura diventa "Parola di Dio" quando, sia essa predicata, ascoltata o letta, interviene lo Spirito Santo a renderla efficace. Gli anabattisti ben comprendevano che l’enfasi posta sul ruolo dello Spirito poteva portare qualche credente a interpretazioni individuali discutibili e avventate, pertanto fu necessario armonizzarla con altre convinzioni.

In primo luogo, il convincimento che le Scritture fossero comprensibili e che si interpretassero da sé, scoraggiò interpretazioni speculative o fantasiose basate su una presunta illuminazione dello Spirito. Il buon senso ed il significato evidente del testo non potevano essere ignorati e rigettati con facilità a favore di significati più esoterici o magnificati come più spirituali.

In secondo luogo, il Cristocentrismo implicò che ogni presunta illuminazione dello Spirito dovesse essere confrontata e verificata con l'insegnamento e l'esempio di Gesù. Lo Spirito Santo era lo Spirito di Cristo e non avrebbe potuto insegnare nulla che fosse in contraddizione con quanto Gesù aveva insegnato o fatto.

In terzo luogo, sostenendo che l'autorità interpretativa risiedesse nella Comunità dei credenti, diffidarono di interpretazioni individuali che non fossero state oggetto di un esame accurato da parte della Comunità stessa. Si era certi che lo Spirito testimoniasse la sua presenza con i doni carismatici e nel giudizio unanime dei credenti.

Parola e Spirito venivano quindi strettamente collegati tanto che l’una non sta senza l’altro. Non c’è Parola di Dio senza conferma dello Spirito, non c’è Spirito senza il controllo e la garanzia della Parola.

Questa convinzione sul ruolo dello Spirito portò a sostenere che fosse più corretto affermare che “ Scrittura e Spirito, insieme ” piuttosto che il “ sola Scriptura fosse la norma del discepolo di Gesù. Scrittura e Spirito risultò così un principio fondamentale ed irrinunciabile perché consentì a tutti i discepoli, l’interpretazione della Parola di Dio, sia alle persone istruite come a quelle che non lo erano, alle donne come agli uomini. E’ indiscutibile che comprendere o discernere la volontà di Dio è compito di tutti i credenti.

L’Ermeneutica Comunitaria
Una Comunità di discepoli obbedienti è il luogo privilegiato dove agisce lo Spirito che li guida nell’interpretazione della Scrittura mostrando la Volontà del Padre.

.La convinzione che fosse la Comunità il luogo dove la Scritture avrebbe dovuto essere interpretata, e non l'università o lo studio del predicatore, era una caratteristica di molti gruppi anabattisti. Tuttavia, questo deve essere inteso nel contesto con altre convinzioni importanti.

Innanzi tutto ciò riguarda la natura della Comunità ermeneutica, che fu percepita sia come Comunità carismatica che come Comunità di discepoli.

Come Comunità carismatica si sottolineava il ruolo dello Spirito affermando che solo una Comunità dove vi era libertà per lo Spirito di guidare individualmente e unitariamente la Comunità intorno alla Parola avrebbe potuto operare correttamente come Comunità ermeneutica.

Come Comunità di discepoli si considerava l’obbedienza come un pre-requisito indispensabile per giungere alla comprensione delle Scritture. Con ciò si voleva sottolineare che soltanto una Comunità formata da discepoli impegnati ed obbedienti alla volontà del Padre, può attendersi l'illuminazione dello Spirito. L’infedeltà può rendere una Comunità cieca e sorda, incapace di essere una vera Comunità ermeneutica.

L’Ermeneutica dell’obbedienza .

La comprensione della verità cresce in relazione all’obbedienza alla volontà di Dio.

Per gli anabattisti Gesù Cristo è una persona che deve essere soprattutto obbedita. La sua conoscenza avviene mentre si cammina con Lui. Solo in questo modo si può veramente comprendere ciò è stato scritto su Gesù.

Cercare l’imitazione di Cristo doveva essere l’obiettivo primario dell’interpretazione biblica. Questo avrebbe permesso di plasmare progressivamente il proprio modo d’esistere alla sequela di Cristo sino alla sofferenza e alla morte. Gli anabattisti seguivano Gesù in uno modo del tutto particolare, quasi lo avessero conosciuto oltre i testi evangelici perché incontrato nella vita, e che poi esaminavano le Scritture per orientarsi.

Uomini dalla cultura medioevale, gli anabattisti ne utilizzarono i metodi. Nell’interpretare la Bibbia alcune volte ricorsero al metodo allegorico, altre volte a quello letterale. Talvolta mostravano di essere dei mistici spirituali, ma il metodo ermeneutico era utilizzato ad un unico scopo, che rappresentava anche il loro unico obiettivo, quello di essere veri discepoli che seguivano Cristo obbedendolo.

Conclusione

Il modello che può essere dedotto dai principi ermeneutici adottati dagli anabattisti è quello di un discepolo che interpreta fiduciosamente le Scritture sapendo di aver ricevuto, con il battesimo, la potenza dello Spirito che lo guiderà progressivamente nella comprensione della figura del Salvatore e Maestro Gesù, che è centro e motivo di ogni Scrittura. Ciò gli consentirà di poterLo imitare nell’adempimento alla volontà di Dio, anche sino alla sofferenza e alla morte, come accadde al proprio Maestro.

Il discepolo potrà fare pieno affidamento sulla propria Comunità, dove è presente il Cristo ed è il luogo dove confrontarsi, per verificare e confermare quale sia la volontà di Dio, perché solo dove vi è unità e amore ivi è presente il suo Spirito.


.La redazione del presente articolo si è avvalsa ed è debitrice dei contributi forniti dai seguenti lavori:- Relazione presentata al Forum Teologico Anabattista basata su: Stuart Murray, ”Biblical Interpretation in the Anabaptist Tradition” (Pandora, 2000) e Ben C. Ollenburger, "The Hermeneutics of Obedience: A Study of Anabaptist Hermeneutics".


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