2.4.09

CINQUECENTO ANNI DI MENZOGNE I (Le origini)

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Le origini dell'Anabattismo


Non vi è mai stato nella storia un movimento tanto a lungo calunniato come quello anabattista. Per quasi cinquecento anni è stato demonizzato con ogni tipo di accuse, falsità e mistificazioni.
Un movimento pacifista e non resistente, diventava per i suoi nemici un movimento sanguinario e rivoluzionario, e quando rivendicava, con secoli d’anticipo, la libertà di coscienza e di religione, era accusato di essere posseduto dal demonio, se anticipava il regime democratico facendo risiedere l’autorità nella libera assemblea dei credenti, era accusato di anarchia, quando poi condivideva i beni con chi era nel bisogno o attuava forme di vita in comune per sopravvivere alla persecuzione e alla fame, come fecero le comunità anabattiste hutterite, fu accusato di ogni nefandezza…

Non si ebbe pudore nel cercare di nascondere o di negare le sue vere origini e neppure si ebbe vergogna nell’attribuirgli la sanguinaria violenza della rivolta di Münster, fingendo d’ignorare che uno dei principi fondanti e irrinunciabili di questo movimento era l’assoluto pacifismo e che per tale motivo funzionavano i roghi nelle piazze dei paesi e delle città, su ordine dell’Imperatore e delle autorità cattoliche o protestanti…
Un contributo fondamentale per ristabilire la verità storica si è dimostrata, per il lettore italiano, quella inestimabile opera di Ugo Gastaldi che è la Storia dell’Anabattismo (I e II volume, Claudiana, 1972-1981) frutto di non pochi sacrifici e di un impegno ultra ventennale.



- La prima menzogna -
Una delle mistificazioni finalizzate a conferire all’anabattismo una veste rivoluzionaria cercando di coinvolgerlo nella rivolta dei contadini, è stata quella di affermare che la sua nascita era da attribuirsi ai “Profeti di Zwickau” (Nikolaus Storch, Thomas Drechsel e Marcus Stübner) e a Thomas Münzter. I primi erano stati tra i principali sobillatori delle rivendicazioni dei contadini e degli artigiani, il secondo fu il capo indiscusso della rivolta. Come e perchè sia avvenuta quest'opera di mistificazione ce lo spiega con estremo rigore storico e puntuale documentazione Ugo Gastaldi nel I Capitolo della sua Storia dell’Anabattismo, che qui proponiamo.
 
LE PRESUNTE ORIGINI SASSONI DELL'ANABATTISMO


La storiografia della Riforma, e più specialmente quella di Bullin­ger, il successore di Zwingli a Zurigo, è responsabile di aver accredi­tato sulle origini dell'anabattismo la versione che è durata sino ai nostri giorni, quella cioè che l'anabattismo sarebbe nato in Sassonia ed avrebbe avuto per padri i "Profeti di Zwickau", Carlostadio e Thomas Müntzer, e sin dalle sue origini si sarebbe manifestato come un movi­mento rivoluzionario.

Enrico Bullinger è stato considerato per lungo tempo la fonte più autorevole sulle origini e sull'essenza dell'anabattismo e dei movimenti radicali in genere (1). Questa autorità gli derivava dalla vasta e diretta conoscenza che egli aveva avuto dei vari gruppi radicali e delle loro personalità più rappresentative, ma anche dall'infaticabile zelo con cui sino alla sua morte aveva combattuto l'anabattismo. La sua maggiore opera su quest'ultimo argomento, Der Widdertäufferen Ursprung (L'origine degli anabattisti) (2), comparsa nel 1560, costituiva una sin­tesi ed un aggiornamento insieme di quanto la polemica antianabatti­stica era venuta producendo di meglio sin dal 1525. Tradotta in latino ed ampiamente diffusa, l'opera di Bullinger venne considerata l'ultima e definitiva parola sull'anabattismo, e purtroppo fu anche accettata come un giudizio che non ammetteva appelli o revisioni.

Tuttavia le intenzioni con cui Bullinger trattava delle origini del­l'anabattismo non erano quelle pure e semplici di combattere la «peste anabattistica». L'origine degli anabattisti era stato scritto con lo scopo di chiudere con un colpo da maestro una questione che si aggiungeva alle non poche che dividevano Zurigo da Wittenberg: quella della responsabilità dell'anabattismo. Lutero aveva messo nello stesso mazzo con gli anabattisti i «sacramentisti», e tra questi ultimi, insieme a Carlostadio, Schwenckfeld, ecc., aveva collocato Zwingli.

Melantone aveva fatto di peggio, perché aveva insinuato che i "Profeti di Zwi­ckau", Carlostadio e Thomas Müntzer avessero fatto discepoli nel campo degli Zwingliani. Anzi, scrivendo all'amico Friedrich Myconius nel febbraio del 1530, si era detto amaramente pentito della tolleranza usata nei riguardi dei "Profeti di Zwickau" e specialmente di Storch, da cui «l'intera famiglia degli anabattisti trae origine», ma aveva anche aggiunto: «Come una razza armata si dice esser venuta fuori dai denti di un drago, così da lui sono venute fuori tutte quelle sette di anabattisti e zwingliani...». Ma quest'ultima non era che una grossa malignità, detta tra amici e probabilmente non molto sul serio. Invece l'affermazione di Melantone, senza dubbio ripetuta e notoria (3), che da Nikolaus Storch discendessero tutte le sette di anabattisti, fu accortamente utilizzata da Bullinger ai danni dei teologi di Wittenberg. Egli la mise insieme con altre affermazioni, altrettanto inattendibili, ma anch'esse autorevoli per la fonte da cui provenivano, come quella fatta da Sebastian Franck nella sua Chronica che Thomas Müntzer predi­casse il ribattesimo sebbene non lo praticasse, o quella di Kaspar Hedio, secondo cui sarebbe da ricollegare con Thomas Müntzer lo stesso fondatore dell'anabattismo svizzero, Konrad Grebel (4).

Ne era risultata una teoria dell'origine dell'anabattismo che aveva tutta l'aria di essere inoppugnabile per l'autorità delle testimonianze su cui poggiava e che faceva ricadere interamente nell'ambito geografico della riforma sassone l'origine di quella rigogliosa prolificazione di Satana che per Bullinger era l'anabattismo, un'etichetta sotto cui egli raccoglieva buona parte dei movimenti radicali.

In realtà lo zelo con cui Bullinger sosteneva questa tesi doveva taci­tare i dubbi, se non la cattiva coscienza, di chi conosceva anche troppo bene che cosa era accaduto nel 1525 a Zurigo, mentre nel 1560, l'anno in cui usciva la sua versione sull'origine dell'anabattismo, ben pochi, specialmente fuori della Svizzera, erano in grado di saperlo o di ricor­darlo.

Sebbene la versione tradizionale sull'origine dell'anabattismo sia oggi completamente messa da parte (5), noi dovremo soffermarci sia pur succintamente sui "Profeti di Zwickau", Carlostadio, Thomas Miìnt­zer, la guerra dei contadini ed in genere su quanto accadde in Sassonia tra il 1521 ed il 1525, sia perché anche le opinioni erronee e le falsità fanno storia quando vengono credute, sia perché tutta questa materia in qualche modo ha a che fare con la vera storia dell'anabattismo.

Dobbiamo necessariamente prendere le mosse da quanto veniva accadendo a Wittenberg, nel periodo in cui Lutero, scomunicato dal papa nel gennaio 1521 e messo al bando dall'impero nel maggio suc­cessivo, si trovava costretto ad accettare la protezione dell'Elettore di Sassonia Federico il Saggio e a nascondersi nel castello della Wartburg. Durante l'assenza di Lutero protrattasi per dieci mesi (4 maggio 1521 - 3 marzo 1522), emerse a Wittenberg tra i suoi più diretti collaboratori la figura di Carlostadio, sul quale fu fatta ricadere la responsabilità di un corso sensibilmente più radicale, ma meno cauto e spontaneo del movimento riformatore già iniziato da Lutero, perché in parte notevole condotto avanti sotto la pressione di un'azione di piazza incontrollata e violenta, frutto della predicazione e della propaganda dei cosiddetti "Profeti di Zwickau". Lutero si vide costretto a lasciare la Wartburg e a ritornare a Wittenberg (6 marzo 1522) per riprendere in pugno la situazione ed imprimere alla Riforma il corso che egli riteneva più op­portuno. Carlostadio, perduto il suo prestigio, venne messo in disparte e presto allontanato da Wittenberg. Lo ritroveremo parroco a Orla­münde per qualche tempo, seriamente impegnato in un suo progetto di riforma radicale di carattere spiritualistico. I "Profeti di Zwickau" invece scompaiono per sempre dall'orizzonte storico della Riforma. Lasciano però un loro figlio spirituale in Thomas Müntzer, che della sua parrocchia di Allstedt tra l'estate del 1523 e l'agosto del 1524 farà la sede di un altro esperimento di riforma. Si hanno così in Sassonia, tra l'estate del 1523 e l'estate del 1524, due centri di riforma radicale in concorrenza con Wittenberg. Ce ne occuperemo per quel tanto che dovrebbe bastarci a convincerci che l'anabattismo nasce da esigenze del tutto diverse. Carlostadio e Müntzer vennero travolti con i loro tentativi di riforma negli avvenimenti della guerra dei contadini (giu­gno 1524 - maggio 1525). Müntzer vi doveva lasciare la vita, Carlostadio vi perdette definitivamente il suo ruolo di riformatore. Ma anche la guerra dei contadini per quanto nulla abbia a che vedere con il sor­gere dell'anabattismo, non la si può separare dalla sua storia, se non altro per l'ombra di tenaci sospetti che proiettò sul movimento.

Da: Ugo Gastaldi, Storia dell’Anabattismo, I volume, Claudiana (1972), pagg. 37-40

Note:
(1) Heinrich Bullinger (1504-75), che nel 1531 alla morte di Zwingli prese il posto di questi a Zurigo e ne condusse a compimento l'opera, era venuto a contatto con gli anabattisti sin dalla disputa del 17 gennaio 1525 ed aveva sempre ritenuto che il consolidamento della sua chiesa non fosse separabile dalla lotta contro l'anabattismo. Alla sua azione ed ai suoi scritti contro gli anabattisti si dovrà far riferimento ripetutamente, per cui basti qui tener presente che se l'altro grande" anabattistologo " dell'epoca, Bucero, fu soprattutto un esperto con­troversista che si era affinato ed evoluto nella polemica diretta e personale con gli avversari, Bullinger nella lotta contro il movimento anabattista assunse piut­tosto il ruolo del dottrinario e dello storico di parte che con la sua autorità avallava la più cieca intransigenza. Bullinger scrisse due opere importanti sul­l'anabattismo: Vom dem unverschampten Frävel, Zürich, 1531, e Der Wider­täufferen Ursprung, Zürich, 1560. Sull'argomento: H. FAST, Heinrich Bullinger und die Täufer, Weierhof, 1959.

(2) Der Widdertäufferen Ursprung, fürgang, secten, wäsen, fürneme, […] abgeteilt in VI Bücher und beschryben durch Heinrichen Bullingern… (Zürich, 1560; seconda edizione 1561). Nella sua prima opera sull'anabattismo, Vom dem unverschampten Frävel, del 1531, Bullinger s'era limitato a dire che l'anabattismo era una reviviscenza di antiche eresie. Anche uno dei primi scrittori luterani che si occuparono dell'anabattismo, Urbanus Rhegius, nel suo Wider den newen Toufforden, del 1527, non sa nulla di questa pretesa connessione con la Sassonia; né qualcosa del genere traspare dagli scritti di Zwingli del periodo 1525-27.

(3) Di questa tesi di Melantone si trova una testimonianza, ma senza citazione della fonte, nel De Anabaptismi exordio, erroribus, historijs abominandis, Con­futationibus adjectis (Basel, 1544) di Johannes Gast († 1552), parroco riformato di Basilea, discepolo di Ecolampadio ed acido avversario dell'anabattismo. Tut­tavia il Gast, parlando delle origini dell'anabattismo, sembra considerare pura­mente retorica l'affermazione di Melantone, perché non accenna minimamente ad un legame tra i radicali di Sassonia e gli anabattisti della Svizzera e della Ger­mania meridionale.

4) Kaspar Hedio, con Zell, Capitone e Bucero uno dei maggiori riformatori di Strasburgo, fa questa affermazione nei Paralipomena, aggiunti alla Chronicon abbatis Urspergensesis, da lui edita nel 1537. Sull'argomento cfr. FAST, Bullinger, 96 S., e GEORGE HUNTSTON WILLIAMS, The Radical Rejormation (Philadelphia, 1962), 851.

(5) Tutti gli storici posteriori accetteranno a occhi chiusi la tesi di Bullinger (Mesovio, Colberg, Füsslin, Hast, Heath, Bachmann). Gli ultimi storici della Ri­forma che continuarono a sostenere la tesi dell'origine sassone del movimento anabattista sono HETNRICH BOHMER, Thomas Müntzer und das jüngste Deutschland, « Gesammelte Aufsatze » (Gotha, 1926), 221, e KARL HOLL, Luther und die Schwärmer, «Gesammelte Aufsatze zur Kirchengeschichte », I (Tubingen, 1933), 423. I primi storici dell'anabattismo a non prenderla sul serio furono C. A. CORNELIUS, Geschichte des Münsterischen Aufruhrs, vol. II, Leipzig, 1860 e E. B. BAX, Rise and Fall of Anabaptism, New York, 1903.

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