30.4.08

La Chiesa I

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LA CHIESA

Una comunità di credenti, nati dallo Spirito,
riuniti intorno a Gesù Cristo

  • Tutti i membri della Chiesa, o Comunità di Cristo, sono dei credenti nati dallo Spirito.
  • E’ lo Spirito Santo che crea questa Comunità ed in essa è la Persona e la Parola di Gesù Cristo che costituisce il criterio d’ogni discernimento.
  • In questa Chiesa, o Comunità, non deve esserci nessun interprete privilegiato della volontà di Dio.
  • E’ compito dei membri della Comunità dei credenti interpretare la Scrittura e discernere la volontà del Padre.

UNA COMUNITA' DI CREDENTI, NATI DALLO SPIRITO

La Chiesa è l’opera dello Spirito Santo, è il frutto della presenza del Cristo nella vita dei suoi discepoli, per questo la vera Chiesa è una Chiesa visibile che si realizza nella Comunità composta da credenti, cioè da coloro che hanno scelto, ricevendo il battesimo, di dire pubblicamente di sì all’offerta della grazia di Dio in Gesù Cristo. La vera Chiesa non può essere solamente “conosciuta da Dio solo”, ma deve essere visibile a tutti, chiunque esso sia: i segni distintivi di questa Chiesa sono il pentimento, la nuova nascita e la nuova vita dei suoi membri. E’ una Chiesa che testimonia di essere composta da discepoli obbedienti e impegnati a seguire, imitandolo, il loro Signore e Maestro, Gesù Cristo. Ovunque si riuniscono i discepoli , nel nome di Gesù, per formare una Comunità, ivi è presente la vera Chiesa; senza alcuna necessità di riconoscimenti o autorizzazione di una qualsivoglia “autorità” religiosa.

LO SPIRITO SANTO E LA PAROLA DI GESU'
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La Chiesa è una realtà che può sussistere e cominciare in ogni punto dello spazio ed in ogni momento del tempo, perché si fonda sul Cristo della fede e sull’amore fraterno, senz’altra mediazione ed autorità che quella pura, semplice e sola della sua Parola.

In questa Comunità di fede, la Bibbia è accettata come sua autorità in materia di fede e di vita, interpretandola comunitariamente sotto la guida dello Spirito Santo e alla luce di Gesù Cristo, per comprendere la volontà di Dio ed obbedirla. Questo è il motivo per cui nella Comunità di credenti, tutti i membri sono incoraggiati a conoscere la Scrittura.
Se pensiamo ai credenti dell’epoca della Riforma, soprattutto a coloro che vennero perseguitati per la loro fedeltà a Cristo, constatiamo che sebbene a quell’epoca la maggior parte delle persone non sapesse leggere né scrivere, essi conoscevano lunghi passi delle Scritture. Imprigionati, impressionavano sovente i loro persecutori recitando a memoria i fondamenti biblici della loro fede, capitolo per capitolo, versetto per versetto. I membri di una Comunità, costituita attorno a Cristo nello Spirito Santo, hanno l’obbligo di rispondere della loro fede e di essere in grado di spiegarla e di difenderla dal punto di vista biblico.
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L’AUTORITA’, NESSUN INTERPRETE PRIVILEGIATO

“..non fatevi chiamare maestri, uno solo, infatti, è il vostro Maestro e tutti voi siete fratelli. E non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il vostro Padre, quello celeste. Il più grande tra voi sia vostro servo” (Mt. 23:8-11)
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Una chiesa di credenti implica che tutti quelli che ne fanno parte sono depositari dell’autorità. Ciò significa che nella Comunità non vi sono membri dotati di speciali poteri che li mettano al di sopra degli altri e li rendano quindi diversi. L’autorità, ovvero il potere, è esercitata esclusivamente dalla Comunità riunita: è un potere unitario e indivisibile. Nessuno viene quindi delegato a comandare su altri che devono ubbidire: è una chiesa di eguali. L’insegnamento di Paolo sul corpo di Cristo e particolarmente sul rapporto tra l’unico corpo e le sue membra (1Cor.12:12-31) deve essere letto alla luce del noto insegnamento di Gesù ai discepoli, secondo cui nessuno tra loro deve farsi chiamare maestro o guida, perché essi hanno nel Cristo l’unico Maestro e l’unica Guida e sono tutti fratelli.

MINISTERI E CARISMI

Se in questo tipo di comunità non ci sono dei diversi rivestiti di qualche potere, resta valido l’insegnamento Paolino della diversità dei ministeri o dei servizi, ai quali vengono preposti quei membri in cui siano riconosciute dalla comunità le capacità adeguate o, meglio, i “doni” largiti liberamente ed illimitatamente dallo Spirito Santo. E' sempre la Comunità che giudica i carismi, chiama al ministero e ne controlla l’adempimento. E’ sempre il ministero che fa i ministri: non ci sono cioè ministri investiti di tale qualifica indipendentemente dal ministero e al di fuori della comunità. Nel ricercare la volontà di Dio talvolta la comunità non riesce a condividere un giudizio o a prendere una decisione unanime. In questo caso la comunità deve raccogliersi in preghiera per verificare la propria fedeltà a Cristo e astenersi da qualsiasi decisione non unanime in base al principio che se nella comunità non c’è unanimità non c’è lo Spirito Santo.

LIBERTA’ DI ANNUNCIO

Al centro della vita comunitaria è l’annuncio della Parola. Il ministero della Parola, nelle varie forme della predicazione, della meditazione e dello studio, unitamente alla preghiera e alla conseguente ricerca della volontà di Dio, deve essere il centro dell’attività della Comunità riunita. L’obiettivo per il singolo credente e per la Comunità è rendere la Parola di Dio “Parola vissuta” per poter essere annunciata. Questo ministero della Parola comporta che anche la predicazione sia un carisma che non lega lo Spirito Santo ad alcuni membri della Comunità ad esclusione di altri. Anche quando la Comunità riconosce e designa, più o meno stabilmente, dei “Servitori della Parola” o dei “Pastori” o degli "Anziani", resta valido il principio della libertà di predicazione. Questo diritto può essere chiamato il “diritto di quelli che stanno seduti”, con riferimento ad un non equivoco testo Paolino (1Cor.14:30), secondo cui questa era anche la prassi nella chiesa primitiva. Ciò che occorre mettere in evidenza è che il carisma fa il predicatore, e non la scuola o la preparazione, in virtù del dono dello Spirito.
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.N.B. - Nella redazione del presente articolo mi sono richiamato, in particolare, al testo di una conferenza tenuta da Ugo Gastaldi dal titolo "L'eredità della Riforma Radicale".
(Roberto Derossi)



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