25.1.08

Anabaptism Italy

Lettera della Chiesa Mennonita
(Mennonite Church, USA)
al
Presidente George W. Bush

27 Agosto 2002
President George W. Bush
The White House
1600 Pennsylvania Ave., NW
Washington, DC 20500
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Egregio Signor Presidente,

come esponenti e membri della Chiesa Mennonita degli Stati Uniti d’America, esprimiamo la nostra opposizione alla proposta di invasione dell’Iraq da parte delle forze armate degli Stati Uniti. Crediamo che la guerra non potrà seminare semi di pace e sicurezza. Esistono soluzioni alternative alla guerra che aumenterebbero la sicurezza nel Medio Oriente e per gli Stati Uniti.
La nostra testimonianza mennonita è radicata in una fede cristiana che ci chiede di cercare la pace e il benessere di tutti, inclusi i nostri nemici. La comunità mondiale di fede mennonita lavora quotidianamente in tutto il mondo per coltivare la pace e sostenere la giustizia in contesti di tensione e violenza. Queste relazioni globali, insieme ai nostri 475 anni di storia come chiesa cristiana, confermano la nostra convinzione che la guerra non è la soluzione al nostro attuale burrascoso rapporto con l’Iraq.
Non offriamo vane speranze con ingenue soluzioni. Piuttosto, la storia dimostra che soluzioni non violente possono portare cambiamenti sostanziali; il movimento per i diritti civili negli Stati Uniti, la caduta del Muro di Berlino e lo smantellamento dell’apartheid in Sud Africa ne sono alcuni esempi. Lo stesso Dio che ha creato l’universo lo ha orientato verso la pace e la giustizia per tutti i popoli.

Noi crediamo che:

1. La guerra provocherà enormi sofferenze umane.
La guerra renderà peggiore una situazione già difficile. Nel breve termine, possiamo attenderci un’enorme perdita di vite umane, tra le quali un’ulteriore morte di migliaia di bambini e civili iracheni innocenti e molte vittime statunitensi. Nel lungo periodo, l’invasione devasterà le già fatiscenti infrastrutture irachene.
L’Iraq non si è ancora ripreso economicamente dalla guerra con l’Iran né dalla guerra del Golfo. Le statistiche dell’UNICEF mostrano che un bambino iracheno su otto muore prima dei cinque anni e che uno su tre soffre di malnutrizione cronica. In previsione della guerra, la Croce Rossa Internazionale e la Mezzaluna Rossa Irachena stanno predisponendo la deviazione di molte risorse necessarie al potenziamento degli aiuti d’emergenza. Dio ci chiama in quanto esseri umani a non accrescere le sofferenza di amici e nemici, ma ad alleviare il loro dolore e la loro disperazione.

2. La guerra non seminerà semi di pace e sicurezza.
La guerra non aumenterà la sicurezza né per gli Stati Uniti né per gli altri paesi del Medio Oriente. Farà invece aumentare la già crescente ondata di sentimenti antiamericani, amplierà la spaccatura tra il mondo occidentale e quello arabo, destabilizzerà ulteriormente la regione alimentando l’opposizione degli elementi più radicali e, probabilmente, renderà più acute le divisioni tra i gruppi etnici e tribali iracheni. Inoltre, un’invasione esporrà a rischi sia la minoranza cristiana in Iraq sia la minoranza musulmana negli Stati Uniti.

3. La nostra pratica della fede cristiana ci chiama a vincere il male con il bene. I governi saggi dovranno fare lo stesso.
Ricorrendo all’uso aggressivo delle armi, gli Stati Uniti soccombono al male che condannano. Nel 1990, gli Stati Uniti condannarono l’Iraq per la sua aggressione contro il Kuwait. Ora il nostro governo sta preparando un’aggressione contro l’Iraq. Gli Stati Uniti criticano l’Iraq perché cerca di dotarsi di armi di distruzione di massa, mentre essi stessi si stanno preparando a sviluppare una nuova serie di armi atomiche. Gli Stati Uniti rinunceranno alla loro voce morale che invita alla soluzione nonviolenta di altri conflitti globali (ad esempio, tra India e Pakistan, Israele e Palestinesi) se sceglierà una risposta violenta nel proprio scontro con l’Iraq.

Noi la invitiamo a guidare il nostro paese verso la giustizia:
· dimostrando un impegno a rispettare il diritto internazionale [...];
· cooperando con la comunità delle nazioni;
· usando i tribunali internazionali per affrontare i crimini di guerra;
· dimostrandosi un modello di democrazia, non imponendola;
· dimostrando la nostra preoccupazione per i diritti e per la sofferenza degli uomini.
Non vi sono alternative alla guerra che aumentare la sicurezza in Medio Oriente e per gli Stati Uniti.
I mennoniti condividono il suo intento di dare maggiore sicurezza ai cittadini degli Stati Uniti e a tutti i popoli del mondo.

Invece di preparare un’invasione militare dell’Iraq, lei può:
· impegnarsi in un dialogo rispettoso che sostituisca le minacce e la propaganda,
· lavorare in buona fede per reintrodurre gli ispettori dell’ONU come un mezzo per disarmare in modo verificabile l’Iraq e togliere le sanzioni economiche,
· partecipare ai tribunali internazionali che offrono mezzi appropriati per processare coloro che commettono crimini di guerra,
· incoraggiare un approccio regionale per creare un’area mediorientale libera da armi di distruzione di massa.
Queste iniziative pacifiche sono in grado di produrre un effetto positivo e stabilizzante per tutte le parti in causa. La sicurezza pacifica è un agente di cambiamento migliore della guerra.

Noi pregheremo per lei nella sua pesante responsabilità di governo. Possa Dio guidarla, dandole saggezza nelle difficili scelte delle prossime settimane e dei prossimi mesi.

Sinceramente,

James F. Schrag, direttore esecutivo
Mennonite Church USA Executive Board

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