COMPRENDERE LA BIBBIA
Come cristiani confessiamo che la bibbia è la nostra autorità ultima in materia di fede e di etica. E’ quindi comprensibile il nostro sincero desiderio di osservare ed essere fedeli alla parola di Dio. Tuttavia molti devoti lettori della Bibbia sono imbarazzati nel vedere che spesso i cristiani discutono sul significato o sull’applicazione da dare ai brani biblici. Perché avviene questo?Cerchiamo di dare nove brevi risposte.
- 1. Perché i lettori della bibbia si accostano alle Scritture con differenti condizionamenti culturali.
Ci accostiamo alla bibbia con le nostre personali esperienze, pregiudizi, atteggiamenti e convinzioni: con tutto ciò che può definirsi le nostre lenti colorate.Sovente non ne siamo consapevoli. Se, per esempio, consideriamo i credenti come predestinati alla salvezza eterna, avremo difficoltà a percepire i numerosi avvertimenti che si trovano nella scrittura di non allontanarci dalla fede. Oppure, se molti dei comandamenti di Gesù relativi al “regno di Dio” vengono interpretati in rapporto al futuro regno millenario, gli insegnamenti contenuti nel discorso della montagna possono venir considerati come inattuabili per i credenti del nostro tempo. Tale modo di interpretare la Bibbia può definirsi come “lettura selettiva” ovvero un modo più o meno inconsapevole di dare più importanza a certi passi della Scrittura ignorandone o sottovalutandone altri per effetto dei nostri condizionamenti culturali o dei nostri pregiudizi.Un noto teologo tedesco, Juergen Moltmann, scrive: “Poiché non sono un angelo ma un essere umano, la mia visione è limitata. Sono europeo e protestante, sono un occidentale e appartengo alla classe media; sono un risultato del ventesimo secolo ... e, infine, sono condizionato dalle mie esperienze e dai miei limiti.” Non tutti i lettori della bibbia sono disposti a fare simili ammissioni. Uno dei migliori modi per verificare i nostri condizionamenti è certamente quello di leggere o studiare la bibbia nell’ambito della nostra Comunità cristiana, dove le nostre interpretazioni possono venir confrontate per essere verificate e ampliate, confermate o corrette.
- 2. Perché i lettori della bibbia utilizzano differenti traduzioni delle Scritture.
I libri dell’ Antico Testamento sono stati originariamente scritti in ebraico (alcune parti in aramaico) mentre quelli del Nuovo Testamento in greco. Ogni traduzione è un tentativo di esprimere il significato dei testi originali. Alcune traduzioni cercano di essere più aderenti alle parole del testo originale, ma tale metodo conduce spesso ad essere incongruente e incomprensibile nella nostra lingua. L’ebraico e il greco hanno infatti frasi strutturate in modo diverso. Per questo è necessario che vengano ristrutturate per rendere il loro senso originale leggibile e comprensibile. Non possediamo i testi originali delle Scritture e i manoscritti più antichi pervenutici, a motivo delle numerose trascrizioni e, talvolta, interpolazioni (aggiunte), presentano numerose varianti del testo. Tali diversità, anche se quelle veramente significative sono in numero limitato, hanno condizionato alcune vecchie traduzioni. A seguito dei progressi della scienza che studia e analizza i manoscritti più antichi (la critica testuale), alcune chiese cristiane hanno contribuito con i loro studiosi all’elaborazione di un testo greco del Nuovo Testamento che, tenendo conto dei risultati raggiunti, potesse essere preso come base e utilizzato per qualsiasi traduzione. Tuttavia la nostra lingua è un linguaggio vivente e ciò comporta che le parole e il nostro modo di esprimerci spesso cambino con il tempo. Ciò rende necessario che le varie traduzioni. vengano aggiornate periodicamente. Inoltre, una traduzione può muoversi ad un elevato livello letterario oppure usare un linguaggio semplice e popolare (ad es. la “Bibbia in lingua corrente”). Alcune versioni hanno l’obiettivo di essere un utile strumento per lo studio del testo sacro, altre risultano migliori per un uso nel culto. Alcune versioni usano un linguaggio che presuppone la familiarità con la terminologia biblica, altre sono dedicate ai lettori che non conoscono parole come “propiziatorio”, “espiazione” o “giustificazione”. Ugualmente vi è differenza tra la revisione di una traduzione precedente, ormai datata nel tempo, e una nuova traduzione.Per tutto questo è sempre utile, quando studiamo la bibbia, avere a disposizione traduzioni diverse.
- 3. Perché i lettori della bibbia spesso non distinguono tra il messaggio biblico e le sovrapposizioni culturali con le quali tale messaggio ci viene comunicato.
Il mondo della bibbia non è il nostro mondo. L’iniziale rivelazione di Dio (l’Antico Testamento) fu data ad un popolo che viveva nella cultura semitica; perciò venne scritta in ebraico e, parzialmente, in aramaico. La Sua rivelazione finale (il Nuovo Testamento) fu invece scritta nella lingua greca usata nell’area mediterranea ai tempi di Gesù e dei suoi apostoli. La cultura è molto più di un linguaggio. La bibbia, per esempio, riflette l’ambiente sociale e la cultura dei suoi tempi: il tipo di abitazione nelle quali si viveva, i lavori che venivano svolti, il tipo di strumenti e le strade che venivano utilizzate, le diverse relazioni sociali. Inoltre, le pratiche religiose di Israele, quali la sinagoga e il servizio nel Tempio, il Sabato e le festività, formano il contesto di gran parte degli insegnamenti biblici. Molte affermazioni e raffronti che troviamo nel Nuovo Testamento presuppongono da parte del lettore non solo la conoscenza dell’Antico Testamento ma anche quella della sua interpretazione nell’ambito della tradizione e della vita ebraica. E’ altresì utile avere una certa conoscenza della religione cananea per comprendere l’Antico Testamento, come pure conoscere usi e pratiche religiose del mondo pagano ai tempi degli apostoli per meglio comprendere il Nuovo.Non si devono imitare gli usi e i costumi espressi nella bibbia. Il nostro compito è quello di ascoltare il messaggio delle Scritture per applicarlo alla nostra realtà, alla nostra situazione, al nostro tempo. Se nella nostra cultura ci salutiamo con una stretta di mano o con un "ciao", ciò non significa che siamo in contrasto con certe indicazioni bibliche. Così pure non è necessario vestirsi come ai tempi della bibbia, quando gli uomini non portavano i pantaloni e le donne rispettabili si coprivano il capo con un velo. Anche altri aspetti del costume sociale del tempo quali gli usi matrimoniali non sono un modello da imitare. Tutte queste cose sono esempi delle sovrapposizioni culturali con le quali ci è stato trasmesso il vangelo.
- 4. Perché i lettori della bibbia spesso sono in disaccordo tra ciò che deve considerarsi in modo letterale e ciò che deve considerarsi in modo figurato.
Gli autori biblici spesso si esprimono in un linguaggio figurato. Sono espressioni di questo tipo: l’amore di Israele per Dio è paragonato ad una nube del mattino (Osea 6,4), Gesù ritornerà come un ladro nella notte (1Ts. 5,2). Vi sono un gran numero di metafore nella bibbia: Giovanni Battista chiama i farisei e i sadducei “covo di vipere” (Mt. 3,7). Vi sono anche delle iperbole nella bibbia: il salmista è stremato “dai lunghi lamenti che inondano di pianto ogni notte il suo letto” (Ps. 6,7). Queste esagerazioni non debbono ingannarci. Vi sono anche un gran numero di simbolismi nella bibbia: atti simbolici (scuotere la polvere dai piedi) - visioni simboliche (i quattro cavalieri dell’apocalisse) - numeri simbolici ( i 144.000) e - colori simbolici ( il bianco è il colore del cielo, della purezza e della vittoria).Quando incontriamo queste immagini, dobbiamo chiederci quale verità l’autore biblico vuole trasmetterci. Compresa la verità, si dovrà accoglierla letteralmente anche se comunicata attraverso l’uso di immagini.
- 5. Perché i lettori della bibbia non sempre distinguono tra interpretazione e applicazione.
Un testo biblico ha essenzialmente un solo significato. L’obiettivo del lettore è coglierlo e applicarlo alla propria vita. Il significato rimane invariato ma la sua applicazione può variare notevolmente. Quando Giovanni Battista disse, per esempio: “lui deve aumentare ed io diminuire” intendeva affermare che il suo ministero stava per giungere a conclusione mentre iniziava quello di Gesù. Quando noi oggi leggiamo questa frase, possiamo applicarla alla nostra vita, sperando che cresca nella nostra vita l’importanza di Gesù e diminuisca quella del nostro io egoista. Ciò che gli apostoli dicono circa il comportamento degli schiavi cristiani, per esempio, non può essere rapportata alle relazioni sociali che intercorrono ai nostri tempi. L’applicazione deve essere attualizzata perché nella nostra società non vi è più quel tipo di schiavitù presente nel primo secolo.
- 6. Perché i lettori della bibbia non sempre distinguono tra i vari generi letterari della bibbia.
Un genere letterario è un particolare tipo di letteratura, come, ad esempio è quello narrativo, profetico, poetico o apocalittico. Non è possibile considerare ogni scritto allo stesso modo. Un salmo non può essere trattato come un libro sapienziale quale sono Giobbe, i Proverbi o l’Ecc1esiaste. I vangeli non possono essere trattati come le lettere degli apostoli o la letteratura apocalittica del libro della Rivelazione di Giovanni.Dio si serve di differenti tipi di letteratura per comunicarci la sua parola di salvezza.
- 7. Perché i lettori della bibbia non considerano il contesto nel quale è collocato il brano biblico.
Abbiamo accennato che spesso il contesto condiziona il significato delle parole e ciò vale anche per i versetti e i paragrafi. Molti sono gli errori che sono stati fatti in nome della bibbia isolando un versetto o un paragrafo dal proprio contesto.Un grossolano errore, che può farci riflettere, è quello nel quale si potrebbe incorrere nell‘interpretare l’Ecc1esiaste senza tener presente che questo libro è stato scritto nell’ambito della letteratura detta sapienziale. Per esempio, non si può utilizzare Ecclesiaste 3:19, dove si afferma che “la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa” per affermare che non vi è vita dopo la morte per gli esseri umani.Alcune volte gli autori del testo biblico sembra che vadano in opposte direzioni. Per esempio, mentre Paolo afferma che la salvezza si ottiene per grazia mediante la fede, Giacomo pone l’accento sulle opere.Ora, quando questi insegnamenti sono considerati nel loro vero contesto, fede e opere non sono tra loro in contraddizione, perché una fede vera si manifesta sempre nelle buone opere.
- 8. Perché i lettori della bibbia sbagliano quando non considerano che l’Antico Testamento deve essere interpretato e compreso alla luce della completa e definitiva rivelazione in Cristo.
Gli scritti dell’Antico Testamento sono stati ispirati dallo Spirito di Dio allo stesso modo di quelli del Nuovo. Tuttavia, I’Antico Testamento fu la parola preliminare di Dio: la sua rivelazione finale ci perviene tramite il suo Figlio (Eb. 1:1-2).Gesù e gli apostoli consideravano le Scritture Giudaiche (il nostro Antico Testamento) come parola di Dio, ma essi l’interpretavano e l’applicavano in modo nuovo.Ciononostante vi è una profonda unità tra i due Testamenti, questa unità si basa su ciò che può essere definito come “rivelazione progressiva”. I cristiani devono essere molto attenti a non tralasciare o sottovalutare gli insegnamenti di Gesù e degli apostoli nell’utilizzare l’Antico Testamento. La legge morale di Dio si fonda, ad esempio, sul Decalogo, e deve considerarsi valida per sempre, ma altri aspetti devono essere tralasciati alla luce della venuta di Cristo. I cristiani non sono obbligati a seguire le pratiche religiose dell’antico Israele, come il culto nel tempio, il sacerdozio, il sistema sacrificale, le leggi sugli alimenti. Le guerre di Israele come alcune delle pratiche sociali (ad es. la poligamia) non sono più dei modelli per coloro che credono in Cristo.Il concetto di “rivelazione progressiva” si può anche definire in questo modo: “noi comprendiamo e interpretiamo la Scrittura in armonia con Gesù Cristo, illuminati e guidati dalla luce dello Spirito Santo nella chiesa, ... Dio ci ha parlato soprattutto nella Parola vivente che è divenuta carne e ci ha rivelato con pienezza la Verità di Dio ... “
- 9. Perché i lettori della bibbia chiedono alla bibbia più di quanto essa vuol comunicarci.
La Bibbia non è una enciclopedia: è la storia della salvezza. Essa non fornisce risposte per ogni questione posta dalla scienza. E’ un libro religioso e ci parla dei quotidiani problemi dell’esistenza umana - il problema del peccato e della sofferenza, della vita e della morte, del nostro destino eterno. Il lungo conflitto tra scienziati e teologi non sarebbe stato così acceso se si fosse riconosciuto che le Scritture ci mostrano “come giungere in cielo”, come disse Galileo nel 17° secolo, e non “come si muove il cielo”. Non si deve essere imbarazzati nell’ammettere che la Bibbia non ha una risposta per tutto. Paolo ammise che noi conosciamo solo in parte (1Cor. 13:12). La bibbia può essere paragonata ai fari di una automobile. La luce ci aiuta a guidare nell’oscurità. Se rimaniamo sulla strada illuminata dai fari, arriveremo salvi a destinazione. Le scritture rappresentano l’annuncio di salvezza e ci forniscono quella luce sufficiente per il nostro viaggio sulla terra al fine di giungere alla meta. In attesa che giunga quel giorno è necessario applicarsi ad una lettura assidua delle Scritture ed applicarle quotidianamente alla nostra vita!
- Libera traduzione ed elaborazione tratta da: ” The Bible: reading with understanding” di David Ewert, (Professore di Sacra Scrittura, studioso, autore di saggi e conferenziere. Membro della Chiesa dei Fratelli Mennoniti, Canada.) - Testo originale in lingua inglese su: http://www.mbconf.ca/
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